Al mio fianco c’è Claudio, la new entry quarantenne del mese: lavora in uno studio di avvocati ed è proprietario con altri soci di un locale molto carino. Sta ancora dormendo, russa e puzza.

Ho mal di testa e il trucco sbavato. La sera prima sono stata a una festa in maschera vestita da ghepardo. Devo aver bevuto parecchio perché non riconosco né la casa, né le foto dei bambini appesi in maniera ossessiva alla parete. Quello che spinge sulla mia schiena è una doga di uno scomodissimo divano letto.

Senza svegliare Claudio mi rivesto silenziosamente: pantaloni, maglietta e giacchetto tutti rigorosamente maculati, e mentre nel gps del mio smartphone cerco di capire dove sono ubicata riconosco la voce di una donna nella stanza adiacente. Sono esattamente a 25 km da casa e quella donna che parla con fortissimo accento romanesco non può che essere la madre di Claudio.

Panico.

Penso di non essere pronta ad affrontare, tra l’altro vestita da idiota, la madre di quel bifolco che rantola nel divano letto, ma non sono nemmeno in grado di tornare verso casa, visto che la prima fermata dell’autobus è a 5 km. Decido quindi di svegliare con dolcezza l’uomo con cui ho passato la notte.

“Ehi, buongiorno!”

Lui apre gli occhi: “Che ore sono?”, mi domanda alterato.

“Sono le 11 e io devo andare a casa… ma di là c’è qualcuno. Abiti con tua madre?”.

“Beh?”

“Ecco, a 30 anni forse non sono pronta a presentarmi in questo stato”

“Quale stato?”

“Sono vestita da ghepardo e ho la faccia di un panda, e poi è tua madre!!”.

Lui si rigira pulendosi la bava nella federa del cuscino e senza replicare si mette ad urlare: “Maaaaa! Mi porti il caffelatte con i biscotti?”

Non ho il coraggio di dire niente e mi limito a sgranare gli occhi. Quella entra chiedendo al figliolo se preferisce i wafer o i canestrelli.

Balzo in piedi come un cadetto alla prima sveglia in caserma e tutto di un fiato come una liceale mi presento alla madre: “Buongiorno signora mi scusi tanto per l’invasione, purtroppo ieri sera sono rimasta chiusa fuori di casa e gentilmente suo figlio mi ha dato un letto”.

“Dammi del tu, tesò, piacere so’ Giada e nun te preoccupà, c’ho du’ figli maschi a casa e ce so abituata, che te faccio un caffè e du’ biscotti?

“No signora, vorrei che sbattesse suo figlio fuori di casa per urgenza di dignità, e i biscotti no, sono celiaca!”

Ovviamente non l’ho detto, ho accettato il caffè e mi sono fermata pure a pranzo lasciando trapelare a ogni boccone la mia insofferenza. Come può un uomo di quarant’anni, LAVORATORE vivere da mamma e trovare il coraggio di portare una donna con la quale si frequenta da qualche settimana nelle mura domestiche? Ho posto a lui il medesimo quesito e la sua risposta è stata la seguente:

“Perché no? Non pago affitto, le faccio compagnia, lei cucina bene e posso fare quello che voglio”.

(Illustrazione di Lydia Giordano)

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