La seconda conferenza stampa conferma i contenuti della prima. Viktor Yanukovich si ripresenta in Russia, a Rostov sul Don, e ribadisce di essere “l’unico presidente legittimo dell’Ucraina” e “il comandante in capo dell’esercito”. Tuttavia glissa sul referendum indetto dalla Crimea per separarsi dall’Ucraina, questione che non è stata sollevata durante l’incontro perché non erano ammesse domande. Un eventuale quesito comunque già superato dai fatti, visto che è stato lo stesso Parlamento del territorio separatista a proclamare l’indipendenza dall’Ucraina con 78 voti a favore su 81. L’unico passaggio in cui Yanukovich ha menzionato la penisola è stato quando ha detto che le azioni delle nuove autorità di Kiev “hanno portato alla situazione in cui la Crimea si sta staccando”.

Mosca riconosce la legittimità del voto per l’indipendenza. L’esatto contrario di quanto pensa la Francia, secondo cui per la Crimea “nessun paragone regge” né con il Kosovo né con la Georgia. “Oggi le uniche autorità ucraine che riconosciamo sono quelle frutto dell’accordo firmato il 21 febbraio”, ha detto il ministro francese per gli Affari europei Thierry Repentin ai giornalisti a Roma sulla decisione del parlamento della Crimea di proclamarsi indipendente.

Per il presidente dell’Osce (Organizzazione per la Sicurezza e Cooperazione in Europa), lo svizzero Didier Burkhalter, “nella sua forma attuale il referendum non è coerente con la Costituzione ucraina e deve essere considerato illegale” aggiungendo che non ci sono le condizioni per una missione di osservatori in occasione del voto.

L’ex presidente Yanukovich giudica “assolutamente illegittime” le prossime elezioni indette in Ucraina e annuncia che “appena le circostanze me lo consentiranno”, tornerà nella capitale. Punta il dito ancora una volta contro “le nuove autorità ucraine” che “vogliono mettere l’esercito sotto la bandiera di Bandera il controverso eroe nazionale ucraino che collaborò con i nazisti, ndr – e vogliono scatenare una guerra civile e intendono dare le armi in mano a militanti”. Aggiunge che “nel Paese agisce una banda di ultranazionalisti e di neofascisti, che mirano addirittura a prendere la carica di presidente“, ha accusato riferendosi implicitamente a Dmitro Iarosh, leader del movimento paramilitare “Settore di destra”, determinante nel successo del Maidan.

Yanukovich ha ammonito anche i “protettori occidentali di queste forze oscure” a non dimenticare “cos’è il fascismo” e ha detto di volersi rivolgere al Senato, al Congresso e alla Corte suprema Usa con la richiesta di esaminare la legittimità delle azioni dell’amministrazione di Obama verso l’Ucraina, in particolare per l’annunciato prestito da un miliardo di dollari. Secondo le leggi americane, ha spiegato Ianukovich, Washington non ha il diritto di stanziare questa somma perché in base alla costituzione è vietato concedere aiuti finanziari al governo di qualsiasi Stato il cui presidente legittimo sia stato deposto.

Svizzera, beni congelati anche per il figlio di Yanukovich – La Svizzera ha annunciato di aver bloccato i beni ed i conti bancari di altri nove cittadini ucraini sospettati di sottrazione di fondi e violazione del diritto umanitario. L’ordinanza federale colpisce, tra gli altri – precisa l’agenzia di stampa elvetica Ats – un figlio del destituito presidente ucraino Viktor Ianukovich, che si chiama anche lui Viktor, e il figlio dell’ex premier Mykola Azarov, Oleksii. Sulla lista figurano inoltre Oleksander Iakimenko, ex capo dei servizi di sicurezza ucraini, Artem Pchonka, figlio dell’ex procuratore generale ucraino, e due ex consiglieri di Yanukovich. Berna aveva già adottato una simile misura a fine febbraio nei confronti dello stesso Yanukovich, del figlio Alexander e di altre 18 persone, tra cui ministri, sindaci e governatori. L’ammontare dei beni bloccati non è stato reso noto.

Ue: sanzioni alla Russia – L’ipotesi delle sanzioni verso la Russia, intanto, si fa sempre più concreta anche nei Paesi dell’Unione Europea se Mosca non cambierà posizione sulla Crimea e sull’Ucraina “entro la fine della settimana”. Lo ha detto il ministro degli Esteri tedesco Frank-Walter Steinmeier, confermando quanto dichiarato poco fa dal collega francese Laurent Fabius. Steinmeier, in visita a Tallin, ha inoltre assicurato che “i Paesi baltici non saranno abbandonati. E’ un problema comune per la Nato e l’Ue”. Il premier polacco, riferisce la Bbc, ha specificato che le sanzioni contro la Russia saranno in vigore a partire da lunedì. 

Referendum in Crimea –  Il 16 marzo si terrà il referendum sull’adesione della Crimea a Mosca, ma solo cinque giorni dopo la Duma russa ha fissato la prima lettura del disegno di legge che consente di inglobare territori stranieri sulla base di un semplice referendum, abolendo la necessità di firmare accordi internazionali. Intanto Mikhail Dobkin, ex governatore filorusso di Kharkiv, Ucraina orientale, è stato fermato ieri sera a Kiev dalla procura generale dopo un lungo interrogatorio con l’accusa di aver tentato di violare l’integrità territoriale dell’Ucraina non riconoscendo le nuove autorità della capitale. Un tribunale locale deve decidere oggi se tenerlo in carcere o meno. Dobkin si era dimesso il 26 febbraio per partecipare alle presidenziali del 25 maggio.

In alcune piazze della città di Sebastopoli, in Crimea, sono comparsi oggi dei manifesti contro l’Alleanza Atlantica. “La risposta di Sebastopoli alla Nato è vaff…”, c’è scritto. Ieri la Nato ha deciso di far volare Awacs – aerei per l’allerta e il controllo, ndr – su Romania e Polonia per monitorare la situazione. Sul lungomare invece, il monumento dedicato alla Marina, dove campeggia la scritta “La Flotta (del Mar Nero, che fa base qui) ci deve essere”, è ornata da fiori e bandiere.

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