Ignazio Visco non crede alla possibilità di una decrescita felice. “C’è chi dice che ci si possa fermare e non crescere più, la cosiddetta decrescita felice: qualcuno potrà stare anche bene, ma la maggior parte di noi ne soffrirebbe drammaticamente”, ha detto il governatore della Banca d’Italia intervenendo a un convegno dell’Anvur sulle competenze dei laureandi in Italia. “Una crescita economica sostenuta e bilanciata è necessaria per garantire la stabilità finanziaria“, ha aggiunto, evidenziando come fra gli elementi che hanno caratterizzato la crisi economica “non c’è solo la carenza di domanda ma anche la difficoltà complessiva del sistema italiano a rispondere ai grandi cambiamenti di questi anni”.

Tema collaterale, ma non secondario, il valore degli studi universitari: secondo uno studio di Via Nazionale laurearsi in Italia rende meno che all’estero. “Nel 2010 il rendimento della laurea per i lavoratori dipendenti italiani rispetto a chi ha solo un diploma è stato di poco più del 30%, 15 punti percentuali in meno rispetto agli altri maggiori Paesi europei”, ha detto il governatore di Bankitalia, precisando che tale rendimento “è significativamente più basso per i più giovani: fra coloro che hanno tra i 25 e i 34 anni, infatti, il rendimento dei laureati è superiore dell’11% rispetto ai diplomati, mentre negli altri Paesi europei è più alto del 35 per cento”.

A parere di Visco “il minor rendimento della laurea in Italia potrebbe essere correlato alla più bassa attività innovativa da parte delle imprese, anche se probabilmente solo in parte legata alla difficoltà di reperire lavoratori adeguatamente qualificati. Occorre certamente fare di più per potenziare ricerca e sviluppo nelle imprese – ha esortato infine – per favorirne anche la crescita dimensionale, che consenta loro di competere con successo nel nuovo mercato globale”.

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