E sia festa e augurio per chi si batte per un linguaggio rispettoso delle identità e delle pari dignità, mentre mi dissocio da chi intende le pari opportunità come una sorta di maschilizzazione della donna. Le reazioni e i commenti al mio intervento pro-spagnolo (cioè a favore delle femminilizzazioni come in spagnolo fanno tutti, ministra, arquitecta, jefa, directora) e le reazioni all’analogo intervento di Daria Lucca mi hanno solo radicalizzato nelle mie convinzioni. Nessuno ha neanche preso in considerazione le ragioni spagnole, la lingua più simile alla nostra.

A me la donna che si definisce o viene definita direttore, ingegnere, sindaco fa lo stesso effetto di quei centralinisti dei call center che rispondono dall’estero o comunque con accento straniero e che si italianizzano il nome. “Buongiorno, sono Mario Ferrari”.  La trovo la manifestazione imbarazzante e ingiustificata di un senso di inferiorità. Ma la tua dignità è essere Karim e lavorare bene come del resto anche Mario, non cambiarti il nome. Naturalmente lo fanno per disposizione aziendale. Nel caso delle donne in carriera o in ruoli di potere che si definiscono o vengono definite al maschile non so se sia per disposizione aziendale e di chi. Qualcuno dovrebbe ricordare a Renzi che il Comune italiano dove più recentemente si è approfondita la questione raccomandando parole e grammatiche al femminile è quello di Firenze. Lo sa?

L’unico argomento che ho sentito in questi giorni favorevole al maschile “di potere” è quello secondo il quale non si tratterebbe di maschile ma di una sorta di neutro latino così come, storicamente guardia e sentinella sono femminili apparenti perché non c’è versione maschile. Ma su guardia e sentinella non c’è mai stato problema, sulla femminilizzazione delle professioni qualificate e dei ruoli di potere c’è battaglia da 25 anni, dal dizionario di Alma Sabatini.

Segnalo l’uscita di un libro fresco e sagace.  Ma  la massima autorità della lingua italiana è con noi. Ecco cosa dice la  presidente dell’Accademia della Crusca. La presidente, capito? 

Articolo Precedente

Festa della donna: per una prescrizione che faccia giustizia dei reati sulle donne

next
Articolo Successivo

Terni, nasce la Casa delle donne. “Arredata grazie al lavoro volontario”

next