Editoriale di Marco Travaglio, che ironizza sulle recensioni entusiastiche di politici e giornalisti sulla pellicola “La Grande Bellezza” di Paolo Sorrentino (“Hanno capito il film in tutto il mondo. Qui ci siamo fermati al titolo”): da Ignazio “Sottomarino”, sindaco di Roma che nel suo omaggio ha dato del tu al regista, al direttore de “Il Giornale”: “Sallusti s’è addirittura convinto che, siccome Berlusconi ha coprodotto il film, l’Oscar cancella la sua condanna per frode fiscale. Per molti politici il film è un inno alla gioia e all’ottimismo. Al contrario, è uno splendido ritratto della vuota inutilità in cui è precipitata l’Italia”. Il vicedirettore de “Il Fatto Quotidiano” menziona poi Renzi, che ha invitato “Paolo” per una chiacchierata sul film e su altri campi della grande bellezza, nonostante la scelta di personaggi strani come l’avvocato Franceschini alla Cultura e l’ingenere Reggi come sottosegretario all’Istruzione. E su Franceschini osserva: “Franceschini non aveva finito di twittare e già veniva giù un altro pezzo di Pompei per un po’ di pioggia. Il neo ministro della Cultura dopo l’Oscar ha parlato del trionfo del cinema italiano dimenticando che da esponente del governo Monti aveva tagliato i fondi del cinema”. Travaglio cita anche Alemanno, secondo cui bisogna investire nel patrimonio artistico, e Napolitano, secondo il quale il film rappresenta l’interesse dell’oggi. E ancora su Franceschini: “Ha scritto dei romanzi. Nessuno se n’era accorto, ma La Stampa giura che sono dei capolavori (incompresi). Sono testi dedicati a personalità acri e ribelli con sfumature di Pessoa, con la critica che approva. Inteso come Jovanotti”. Il giornalista conclude: “E se Jep Gambardella ha scritto un solo libro in 40 anni perché circondato dal nulla, avrebbe potuto farlo anche Franceschini

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