È tornata d’attualità la discussione sulla elevata quotazione dell’euro sul dollaro e sulle ragioni che la determinano.

Sulla “moneta senza lo Stato” è impossibile non essere d’accordo con gli ipercritici, tanto è evidente l’anomalia. Infatti gli Stati europei che avevano gli economisti più preparati non sono entrati nell’euro. La Germania ha capito subito che in quella situazione stava bene solo chi comandava il gioco, e ha fatto ciò che serviva per mettersi in cattedra. L’Italia, il cui popolo primeggia in fantasia ma non in serietà, nonostante i guai che sta passando ha ancora milioni di cittadini che credono alla befana (o alla nipote di Mubarak, che è la stessa cosa) e altrettanti che credono più utile stare a casa piuttosto che partecipare al ricambio di una classe politica decomposta.

Riguardo all’euro comunque c’è chi attribuisce a Prodi cose che certamente Prodi non ha mai detto. La sopravvalutazione attuale dell’euro sul dollaro è evidente, ma non ha niente a che vedere con la robustezza dell’euro come moneta internazionale, e il fatto che l’euro avrebbe protetto l’Europa dalla crisi sarebbe stato vero se l’Europa fosse stata guidata in modo diverso, più unitario. Invece la Germania (e suoi alleati), trovandosi in posizione di vantaggio nella guida dell’Europa, ha pensato di fare come i corridori ciclisti, che da un piccolo vantaggio colgono l’occasione per andare in fuga e non essere più ripresi.  

Il problema dell’Italia (fino a tre anni fa) è stato più politico che economico. Se invece che quella massa di “inadatti” che hanno popolato il nostro Parlamento per oltre un decennio il nostro Paese avesse saputo scegliere persone serie e capaci (ma naturalmente se le avessimo avute non ci saremmo ritrovati quel debito sul groppone) non ci saremmo lasciati imporre quelle condizioni capestro dalla Germania e suoi alleati. E avremmo messo nel Consiglio Europeo gente capace di evitare la “camicia di forza” nella quale ci troviamo rinchiusi adesso.

Riguardo al fatto che: “Gli Stati Uniti hanno già fatto capire che non sono disposti ad assorbire un simile eccesso di offerta di beni tedeschi….” come qualcuno sostiene, un conto è dire che non sono in grado di assorbire, altro conto è dire che non sono disposti. Nessuno negli Stati Uniti può stabilire qual è il grado di assorbimento delle esportazioni germaniche verso gli Usa, il mercato decide. E se l’offerta è troppo alta la Germania deve abbassare i prezzi o diminuire l’offerta.

Il cambio della moneta comunque non è determinato dalla bilancia tra import ed export, ma dalla quantità della propria moneta circolante e dal “rischio paese”.

Gli Stati Uniti infatti (per decisione della Fed) hanno preferito sostenere la propria economia acquistando proprio debito (QE1-QE2-QE3) piuttosto che stampando ulteriore moneta. E comunque godevano già della posizione di moneta leader del mercato globale, che gli assicura notevoli vantaggi.

Una leadership che però gli Usa, se la crisi dovesse perdurare, potrebbe perdere in tempi anche abbastanza brevi insieme al primato di economia leader a livello globale.

Già a fine 2011 il Gdp dell’Europa era superiore a quello degli Usa nella classifica globale. (vedasi allegato)

Ad ogni modo, anche se nel breve periodo è probabile un indebolimento dell’euro sul dollaro (a causa della crisi, ancora forte in Europa, meno forte negli Usa), nel medio periodo, se veramente ci fosse la ripresa in Europa che qualcuno pronostica, ci potrebbe essere persino un ulteriore rafforzamento dell’euro sul dollaro.

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