Le guide turistiche la presentano come un’antichissima località del Montefeltro che in pochi chilometri quadrati raduna una pieve preromanica, il duomo del XII secolo e il forte che, eretto sul picco più alto, vide qui rinchiusi il conte di Cagliostro, alchimista vissuto nel XVIII secolo, e l’attentatore carbonaro di Napoleone III, Felice Orsini. Ma San Leo, piccolo centro da cui passarono anche Dante e San Francesco d’Assisi e che oggi si trova in provincia di Rimini, negli ultimi giorni ha attirato anche un altro tipo di turisti: quelli che vogliono vedere gli effetti di una prima frana dello sperone roccioso che si eleva fino a quasi 600 metri d’altezza e di successivi smottamenti – il principale dei quali registrato lo scorso 1 marzo – che hanno interessato un fronte di 150 metri circa.

Un flusso di persone, quello registrato a cavallo del week end, armato di cannocchiali, macchine fotografiche e videocamere che ha fatto intervenire il sindaco del comune dell’Alta Valmarecchia, Marco Guerra. Il quale, sfruttando anche il suo account Facebook, ha lanciato un appello: “Molta gente si è recata a vedere il crollo lungo la strada Secchiano-San Leo. Una preghiera: massima attenzione a mantenere un atteggiamento e una guida attenta, evitando intralcio alla circolazione”. Una raccomandazione, quest’ultima, dettata dalla fila di auto e di persone a piedi che hanno assiepato la provinciale per l’antica rocca che comunque non è rimasta chiusa. Ha infatti aggiunto il sindaco: “Se si intende entrare in centro storico, ricordare che via circonvallazione è chiusa. In fortezza si sale solo a piedi”.

E intanto, per due settimane, rimane in vigore un’ordinanza di sgombero che, a titolo cautelare, ha riguardato una quindicina di persone, per la maggior parte concentrate lungo via Michele Rosa, la strada più esposta al crollo e che porta verso gli edifici storici concentrati nella parte più alta della località romagnola. Ma non ci sono solo i cittadini a essere stati costretti ad abbandonare le loro case trovando ospitalità in strutture ricettive della zona. Per i carabinieri, infatti, è stata allestita una stazione mobile in collegamento con la compagnia di Novafeltria data anche l’esigenza di tutelare le abitazioni rimaste vuote da eventuali azioni di sciacallaggio. Inoltre aule diverse anche la ventina di bambini che frequentano le scuole materne ed elementari. Per loro, infatti, sono state allestite alcune aree del Palazzo Mediceo, che si trova in piazza Dante. Iniziative a titolo precauzionale, queste, dato che dal monitoraggio costante iniziato con il primo crollo del 27 febbraio scorso, il più esteso, non si sarebbero registrati spostamenti interni della parete rocciosa tali da mettere a rischio la stabilità dell’intero abitato di San Leo. Ma per dirlo con sicurezza si attende l’esito di nuovi controlli.

Tra questi, ci sono soprattutto quelli previsti a partire da martedì 4 marzo e condotti da un team di geologi della protezione civile di Firenze. A loro infatti è demandato il compito più urgente: relazionare il centro operativo sul tipo di danni prodotti dalle frane che, secondo le stime iniziali, hanno riguardato una massa rocciosa di 450 mila metri cubi. Sotto la lente di osservazione degli esperti, dunque, ci saranno le fessurazioni prodotte nella rupe e se queste fessurazioni subiscono nel corso dei giorni delle variazioni soprattutto a causa delle piogge che nei giorni scorsi hanno insistito anche sulla zona. Piogge che, stando alle previsioni, dovrebbero riprendere a partire da metà settimana. E proprio per evitare problemi alla popolazione, sono rimaste le attrezzatture allestite nei giorni scorsi, come il gruppo elettrogeno che attivare in caso di blackout.

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