Dall’Ilva di Taranto riceviamo e pubblichiamo il seguente comunicato stampa.

ILVA, in relazione all’articolo pubblicato in data odierna da Il Fatto Quotidiano dal titolo “Ilva, la foto-denuncia: ora i fumi restano dentro il capannone con gli operai”, precisa che:

– L’immagine pubblicata come anomalia pericolosa può essere ripresa in qualunque acciaieria del mondo. Rappresenta, infatti, la fase iniziale di riempimento della paniera con acciaio fuso che, a contatto con il refrattario, genera fumi che non restano affatto dentro il capannone, ma vengono assorbiti con apposita cappa aspirante

– I lavoratori addetti sono dotati di tutti i dispositivi di protezione ambientale e sanitaria.

ILVA, infine, a tutti coloro che anziché misurarsi con la complessità del risanamento ambientale della fabbrica più grande d’Italia continuano a negare la realtà, preferisce rispondere con i fatti: tutti gli interventi previsti dall’AIA del 2011 e del 2012 sono stati avviati. Gli interventi ambientali previsti per ILVA, il loro numero, i tempi contenuti, il livello tecnologico e la dimensione degli investimenti non hanno precedenti non solo all’ILVA, ma in nessun altro stabilimento italiano.

La controreplica de ilfattoquoitidiano.it.

Leggiamo con stupore la replica dell’Ilva. All’azienda, infatti, domenica 2 marzo alle 17.41 era stata mandata via email copia della fotografia e ieri in tarda mattinata l’azienda ci aveva detto telefonicamente che non aveva intenzione di replicare. Farlo ora non rientra quindi in quei parametri di correttezza e di trasparenza che la nuova gestione dice di voler perseguire. Prendiamo quindi atto della tardiva replica, ma non capiamo quale valore attribuirle visti i metodi da furbetti ancora utilizzati dall’Ilva per rapportarsi con la pubblica opinione.

Nel merito, comunque, la replica dell’Ilva non smentisce una sola parola di quanto pubblicato da ilfattoquotidiano.it. Anzi conferma gli interrogativi posti dal nostro giornale e a cui l’azienda, interpellata, ha preferito non rispondere. Vedere queste situazioni in “qualunque acciaieria del mondo” non è affatto sinonimo di sicurezza per i lavoratori. Se, come scrive l’Ilva, “i lavoratori addetti sono dotati di tutti i dispositivi di protezione ambientale e sanitaria” perché allora non ha fornito una risposta adeguata alla domanda sui rischi che corrono gli operai? Quanto, infine, al fatto che “tutti gli interventi previsti dall’AIA del 2011 e del 2012 sono stati avviati” non può e non deve essere un vanto di considerazioni del tempo già trascorso dalla loro prescrizione (anche perché le prescrizioni Aia 2011 e 2012 sono state dichiarate insufficienti da Clini con il decreto di riesame sia di ottobre 2012 e che l’Ilva è stata poi commissariata per le inadempienze all’Aia di Clini): se l’Ilva desidera davvero rispondere con i fatti attendiamo un comunicato che piuttosto che esaltare l’avvio dei lavori, descriva la piena conclusione delle misure a salvaguardia della salute di operai e cittadini.

Articolo Precedente

Ilva: lettera aperta al subcommissario Edo Ronchi

next
Articolo Successivo

Brindisi, raddoppia la discarica di Cerroni. E’ la ‘cugina’ di quella di Pianura

next