Si chiamano Andrea, Angela, Armando, Chicca, Diletta, Francesca, Giovanni, Giuseppe, Greta, Mia, Michele, Mirco, Modestina, Roberto, Samba e Valentina. Sono i futuri ex famosi del Grande Fratello.

Non è colpa loro, è una questione di memoria televisiva. In altri termini, quella tendenza che tutti noi abbiamo – in quanto telespettatori – di dimenticarci in fretta di ciò che vediamo in Tv. Che fine ha fatto, per esempio, Cristina Plevani? Ma come Cristina chi… è stata la vincitrice del primo Grande Fratello. Vabbè ho capito, ve ne faccio un’altra. Cambiamo genere. Alzi la mano chi è in grado di dirmi con assoluta certezza che ne è stato di Giucas Casella. E anche senza andare tanto indietro nel tempo, dov’è finito Antonio di Pietro? Non è che per caso sono tutti nello stesso posto? Un luogo dove tutti i dimenticati della Tv italiana vanno a trascorrere la loro vita post mediatica? E se così fosse, che cosa potrebbero raccontarsi la Plevani, il più grande “paragnosta” di tutti i tempi e Antonio Di Pietro. E soprattutto, gli altri due capirebbero quello che dice Di Pietro?

Sono domande a cui è difficile rispondere. Come del resto, non è facile spiegarsi la ragione per la quale Mediaset abbia ritenuto opportuno, dopo quasi due anni di giacenza in naftalina, di tirare fuori dall’armadio della nonna, lo scheletro del Grande Fratello. Perché tanto accanimento terapeutico. Non sarebbe più decoroso derubricarlo a modernariato televisivo? Non potrebbe già essere considerato uno di quegli oggetti da mostrare ai tuoi figli durante l’estate, quando le Tv italiane tolgono le ragnatele dai loro archivi, e trasformano i palinsesti in musei della nostalgia?

Per carità, stiamo parlando di un format internazionale di tutto rispetto. Non solo padre di tutti i reality show, ma anche la conferma televisiva della profezia di Andy Warhol, che circa trent’anni prima del GF e trentacinque prima di YouTube, già sapeva che nel futuro avremo tutti goduto del nostro quarto d’ora di celebrità. Quello che però il grande Andy ignorava, è che nel mese di marzo del 2014, Andrea, Angela, Armando, Chicca, Diletta, Francesca, Giovanni, Giuseppe, Greta, Mia, Michele, Mirco, Modestina, Roberto, Samba e Valentina, avrebbero trascorso i loro quindici minuti di gloria, chiusi a chiave dentro una casa di Cinecittà.

E poi diciamolo, l’edizione di quest’anno non riesce neanche a svolgere la funzione primaria di un reality, e cioè quella di rappresentare, o meglio essere un pezzo di realtà. L’unico aspetto assimilabile alla nostra quotidianità casalinga è forse l’arredamento in stile Ikea. Senza nulla togliere a Andrea, Angela, Armando, Chicca, Diletta, Francesca, Giovanni, Giuseppe, Greta, Mia, Michele, Mirco, Modestina, Roberto, Samba e Valentina – che nomino il più possibile nel disperato tentativo di protrarre di qualche secondo i loro pochi minuti di successo – bisogna ammettere che rappresentano una fotografia quantomeno parziale del nostro paese. Prendiamo per esempio Modestina, venticinquenne siciliana che mette a curriculum la sua verginità e poco altro. Con tutto il rispetto, cosa ha a che fare tutto ciò con la realtà. Dove sono le “olgettine” in odore di sfratto? E gli esodati? E dove sono i vecchi. Che istantanea dell’Italia è mai, quella che esclude dall’inquadratura i suoi milioni di ultraottuagenari.

Il paradosso è che se vuoi un po’ di realtà, devi cercarla nella fiction cinematografica. C’è molta più “reality” in La grande Bellezza che nel Grande Fratello. E allora, per dirla con la Marcuzzi, “chiudetemi l’audio con la casa”, e già che ci siete anche il video. Lunedì prossimo piuttosto che sintonizzarmi sul GF, me ne vado al cinema. Mi hanno detto che sta per uscire l’ultimo film di Ferzan Özpetek. Ma come Ferzan chi… vabbè, ci rinuncio.

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