Frode nelle pubbliche forniture in concorso. Sono stati denunciati dalla Guardia di Finanza e rinviati a giudizio dalla Procura di Modena per aver risparmiato sull’acquisto di beni di prima necessità, stipendi e fornitura di servizi medici, due legali rappresentanti e l’amministratore di fatto del consorzio siracusano L’Oasi, che a luglio 2012, tramite una gara d’appalto, si era aggiudicato la gestione triennale del Centro di identificazione e espulsione di Modena, chiuso in via definitiva a dicembre 2013. Secondo le fiamme gialle, infatti, il consorzio siciliano, subentrato alla Confraternita della Misericordia di Daniele Giovanardi, fratello del senatore Carlo, dopo essersi assicurato l’appalto con un’offerta al massimo ribasso, “si è reso disponibile di molteplici inadempienze relativamente agli aspetti contabili e della sicurezza sui luoghi di lavoro. Inoltre, lo stesso non aveva provveduto a somministrare servizi secondo le modalità qualitative e quantitative previste dal capitolato di appalto”. Inadempienze tali, spiegano gli inquirenti, “da originare frequenti situazioni di tensione sia tra gli ospiti del Cie che, nel corso del 2013 hanno messo in atto rivolte e disordini determinando gravi danni alle medesime infrastrutture, che tra i dipendenti del Consorzio, che hanno messo in atto contestazioni sindacali”. 

Nello specifico, scrivono in una nota le fiamme gialle, Oasi avrebbe frodato lo Stato, che pagava i conti del Cie, e gli ospiti stessi, detenuti all’interno della struttura, risparmiando sull’acquisto di beni di prima necessità e nella fornitura di servizi. Tanto che, ricostruisce il sostituto procuratore Marco Niccolini, la Finanza ha rilevato la “mancanza di medicinali e di adeguate terapie mediche; la fornitura agli ospiti dei prescritti kit di vestiario non completi e non sostituiti nei tempi previsti (ogni tre giorni); il personale presente inferiore a quello previsto; la fornitura di pasti di porzioni scarse e di scarsa qualità”.

Problemi già denunciati da parlamentari e amministratori locali, oltre che dai dipendenti stessi della struttura, operatori e personale di polizia, “già noti e prevedibili”. Specie se si considera, spiega ancora la Finanza di Modena, che l’appalto con procedura negoziata era stato vinto da Oasi “con un’offerta al ribasso del 3% sul prezzo a base d’asta, pari a 30 euro giornalieri per ciascun ospite, per un corrispettivo complessivo di 1,9 milioni di euro”. Conti alla mano, se la Misericordia spendeva 75 euro al giorno per ospite, Oasi, che si era aggiudicata anche la gestione dei Cie di Bologna e Trapani, aveva vinto la gara prospettando una spesa pari a 29,1 euro quotidiani per detenuto: “Era difficile immaginare che sarebbero stati rispettati i requisiti di qualità dei servizi erogati – spiega il sindaco di Modena Giorgio Pighi, delegato nazionale dell’Anci sull’immigrazione – le gare al massimo ribasso rappresentano un terreno troppo fertile per usare sotterfugi che alla fine ricadono sulla qualità dei servizi, e questo caso ne è la conferma”.

Inoltre, spiegano ancora gli inquirenti in una nota, “dall’esame della documentazione acquisita è emerso che il consorzio ha presentato dei certificati di regolarità contributiva (Durc) che non corrispondevano alla propria, reale posizione. Infatti il predetto consorzio, a causa di una conclamata incapacità economico-finanziaria, aveva accumulato un effettivo debito contributivo verso gli enti previdenziali pari ad oltre 300.000 euro”. Per l’amministratore del Consorzio e per i legali rappresentanti, la procura ha richiesto il rinvio a giudizio. E per Oasi, che nel 2012 assicurava di aver adoperato la massima regolarità nella gestione del Cie di Modena, “altresì in procinto di aggiudicarsi la gara d’appalto, del valore di 4.336.200 euro indetta nell’anno 2013 dalla Prefettura di Milano per la gestione del Cie di Via Corelli, e che aveva presentato un’offerta per la gara d’appalto del valore di 11.826.000 euro avviata nello stesso anno dalla Prefettura di Roma per la gestione del Cie di Ponte Galeria, le rispettive stazioni appaltanti, sulla base degli elementi acquisiti con le indagini del nucleo di Polizia Tributaria di Modena, hanno provveduto ad escluderla dalla procedura di assegnazione”.

Oggi, come ricorda la Prefettura di Modena, “il contratto di appalto con il consorzio L’Oasi è già stato rescisso, e successivamente, come noto, il Ministero degli Interni, di concerto con il Ministero dell’Economia, ha decretato la chiusura definitiva del Cie di Modena, a decorrere dallo scorso mese di dicembre 2013”. “Tuttavia – sottolinea Pighi – spero che questa vicenda costituisca un precedente utile, in Italia, non solo a superare tutta la questione Cie, strutture che devono essere chiuse definitivamente, ma anche a recuperare il ritardo accumulato nell’applicazione della direttiva rimpatri, e della norma sull’accoglienza e l’asilo per gli immigrati. Questa è l’unica strada da percorrere: non è giusto che il prezzo dell’inadeguatezza normativa ricada sulle spalle delle fasce più deboli, gli immigrati clandestini, che non hanno nessuno che possa difenderli. È particolarmente ignobile”. Il reato di cui il consorzio Oasi è accusato, conclude il sindaco, “dovrà essere dimostrato nelle sedi opportune, ma è chiaro che tutto il sistema delle gare d’appalto al massimo ribasso vada ridimensionato: nascondono, infatti, la forte possibilità che si verifichino sotterfugi, il tutto a discapito della qualità dei servizi”.

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