Il premier Matteo Renzi è stato di parola sulla web tax , la norma è stata rimossa (anche se è rispuntata nella delega fiscale). Il prossimo passo dovrebbe dunque essere, se proseguirà quest’opera riformatrice del Presidente del Consiglio, il ridimensionamento dell’Agcom nei poteri autoattribuitisi in via amministrativa nei confronti di temi che riguardano i diritti fondamentali dei cittadini. Poteri, sia detto per inciso, che non riguardano solo il diritto d’autore. L’attuale premier l’aveva detto esplicitamente, parlando a dicembre all’assemblea del partito.

“Abbiamo infilato un problema peggio dell’altro, sarebbe bello se si riuscisse a modificare le regole del gioco: l’Agcom chiude un sito senza passare da un giudice ma anche il fatto che la web tax va posta nel luogo centrale, l’Europa, e non con una violazione dei trattati europei o diamo l’impressione di un Paese che rifiuta l’innovazione”, hanno scritto Marco Mobili e Giovanni Parente su Il Sole 24 OreL’Agcom sta di fatto invadendo i campi assegnati al legislatore e alla magistratura ordinaria, sfruttando la disattenzione dell’opinione pubblica e del legislatore ordinario. Basti vedere l’intervento dell’Agcom nei confronti del candidato Governatore del Partito democratico in Sardegna Francesco PigliaruAgcom ha imposto all’Università  di Cagliari di cancellare sul sito internet la notizia della candidatura del Prorettore alla carica di Governatore della Regione Sardegna.

L’Autorità è dunque intervenuta disponendo la cancellazione di una notizia da un sito universitario, agitando lo spettro di una sanzione sino a 250mila euro, come se i poteri ad essa attributi dalla legge nel settore radio televisivo le consentissero di disporre la cancellazione di contenuti sul web, in contrasto esplicito con quanto affermato tra l’altro dal Governo, che non aveva riscontrato alcuna violazione.

Si legge nella stessa delibera 52/14 Cons: “come riconosciuto dal ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, nella seduta della Camera dei deputati del 15 gennaio 2014  l’Ufficio stampa si è limitato a dare conto, senza commenti o prese di  posizione politiche, delle notizie relative alla candidatura del Prorettore a Presidente della Regione. A parte l’inapplicabilità ad attività del genere della disciplina dell’emittenza radiotelevisiva, neanche in questo caso sembra esservi una strumentalizzazione delle strutture universitarie per  interessi di parte”.

Come è possibile che Agcom disponga in via amministrativa la cancellazione di contenuti sul web in aperto contrasto con quanto affermato dallo stesso Governo? La cosa ha dell’incredibile, anche perché lo stesso Presidente dell’Agcom Cardani aveva chiarito qualche mese fa, proprio in tema di par condicio, di non aver alcun potere su internet. “È necessario che ci sia una normativa per il web, che non c’è. Al momento tutto ciò che avviene su Internet non è sottoposto alla nostra giurisdizione”.

Ma come? Agcom non  ha giurisdizione e cancella notizie dal sito dell’Università di Cagliari, ammonendo la stessa Università che se la stessa non avesse pubblicato la notizia della violazione della norma sulla par condicio sarebbe incorsa in una multa sino a 250mila euro? L’Autorità non ha  giurisdizione su internet e viene disposta l’inibizione all’accesso ai siti internet per i cittadini italiani per violazione del diritto d’autore?

Il fatto si è ripetuto qualche giorno fa, sempre nei confronti di un sindaco di centrosinistra, a cui è stato imposta la cancellazione della notizia di un referendum sul sito del Comune. Si badi bene questi poteri autoattribuitisi nel campo della par condicio su internet appaiono in grado di condizionare pesantemente anche le informazioni delle prossime consultazioni elettorali, a partire dalle elezioni europee. Se infatti la semplice notizia di una candidatura può essere assoggettata ad una rimozione sul web ne consegue che i movimenti politici potranno trovarsi cancellate le informazioni presenti sulla rete che sono necessarie per raggiungere il potenziale elettorato, limitando al contempo i diritti della collettività telematica a potersi informare liberamente.

Immaginiamo per un momento se nella trionfale campagna elettorale di Obama su internet vi fosse stato un organo amministrativo che avesse disposto autonomamente in pochi giorni la cancellazione su internet della notizia stessa della candidatura. Quanto avrebbe inciso quest’intervento sui diritti del cittadini ad essere informati? La risoluzione del problema in realtà appare molto semplice.

Un semplice inciso di qualche parola nella norma giusta, al netto delle impugnazioni al Tar che già fioccano, può restituire al Parlamento e alla magistratura in maniera esplicita i poteri che la stessa Agcom si è autoattribuita, a tutela soprattutto della libera circolazione delle informazioni sul web. È necessario che il mondo politico, a tutela anche soprattutto dei propri diritti di informare liberamente i cittadini si ponga urgentemente il tema della discrezionalità assoluta dell’Agcom. Il modello su cui basarsi dovrebbe essere quello dell’Autorità per la protezione dei dati personali.

Il Garante Privacy opera nel rispetto esplicito del principio di ripartizione dei poteri e le  attribuzioni sono rigidamente (ed analiticamente) stabilite da una norma primaria, non da un complesso patchwork di norme che Agcom ha deciso di interpretare autonomamente, e che portano diritti alla spendita di un ruolo in tutto e per tutto identico a quelle di un giudice. Senza le garanzie che tale spendita comporta.

Non a caso nessuno oggi discute i poteri del Garante Privacy, mentre tra i creatori ed i primi protagonisti della storia  della stessa Agcom, ve ne sono diversi che sono evidentemente pentiti di quanto hanno fatto. Si veda quanto affermato da uno dei Padri della normativa su Agcom, l’ex sottosegretario alle comunicazioni Vincenzo Vita, e l’intervista rilasciata da uno dei primi e più autorevoli Commissari dell’Agcom, Pilati, che significativamente intitolata “L’Agcom è un organismo a termine”.

Matteo Renzi, se stai twittando, batti un colpo.

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