Perché pubblicare questo manifesto su un post di un giornale e non esclusivamente su una rivista specializzata? Perché la psicoterapia non è solo un fatto professionale. Le modalità di espressione della sofferenza mentale e il modo di farvi fronte sono largamente influenzate dalla cultura sociale di un contesto. La psicoterapia è oggi considerata fra quelle prestazioni che il Servizio Sanitario Nazionale dovrebbe fornire, cioè fra i Livelli Minimi di Assistenza (LEA), nonostante ciò è la cenerentola della sanità, ancora molto lontana da un invito ad un ballo di corte. Evidentemente la frammentazione e confusione teorica, anche legata alla miriade delle scuole dove viene insegnata, non la rende credibile agli amministratori pubblici, né alle assicurazioni private, pertanto, nella quasi totalità dei casi, la spesa ricade totalmente sui pazienti. Chi non è in grado di pagare una somma notevole, perché gli incontri durano nel tempo e sono frequenti, rimane escluso.

Da qualche anno, cercando un modello organizzativo in grado di alleviare questa condizione, abbiamo aperto un Ambulatorio Sociale di Psicoterapia presso l’Opera don Calabria di Roma. Il successo di questo progetto ci fa sperare che iniziative simili si possano moltiplicare e non restare nei confini di esperienze isolate. Abbiamo individuato alcuni punti, che fanno parte integrante della nostra filosofia, che ci piacerebbe condividere e discutere.

Crediamo, innanzitutto, di dover trarre molti insegnamenti, dai Centri di Salute Mentale, che purtroppo oggi sono sempre più in difficoltà ma che hanno dato vita ad una cultura post manicomiale.

Una psicoterapia accessibile si dovrebbe espletare in forme organizzative che, pur rimanendo in un privato sociale, superano la logica dello “studio privato” e diventano un “servizio” organico e multifunzionale (questo è il senso della parola “ambulatorio”), in grado di essere facilmente raggiungibile e rispondere in tempo reale a tutti coloro che se ne possono giovare.

Sul piano economico accessibilità significa differenziare i compensi a seconda del reddito, accettando di accogliere una quota di persone non paganti, pur dovendo coniugare accessibilità e sostenibilità, per non metterne a repentaglio la continuità del servizio.

Abbiamo cercato di superare la rigida separazione fra interventi prima e dopo i 18 anni, fra una professionalità iper specialistica e una generalizzata, fra un approccio familiare e uno individuale, per adeguare i modi di intervenire alla specificità delle singole situazioni.

Abbiamo cercato di approfondire una cultura relativa alla prescrizione farmacologica, a volte utile o necessaria, che deve essere fortemente legata, nella sua logica prescrittiva, alla persona nel suo complesso e non a un corpo isolato, avulso dallo psichico e dal sociale. Questo ci ha permesso di contenere la frammentazione e la moltiplicazione degli interventi specialistici e la frequenza degli incontri per una stessa situazione, cercando di valorizzare  il periodo fra una seduta e l’altra, diminuendo così il carico economico senza perdere di efficacia e qualità,.

Riteniamo che una continua riflessione fra colleghi, che superi l’autoreferenzialità delle scuole, sia in grado di stimolare continuamente la ricerca di senso di quello che facciamo, e sia la via maestra per trasformare profondamente la cultura professionale, ovvero, il modo di fare e di essere all’interno di una relazione terapeutica.

Abbiamo cercato di  proteggere l’utenza da un’eccessiva soggettività dello psicoterapeuta, e il terapeuta da un eccessivo carico emotivo, attraverso varie strategie di confronto, supervisione, discussione dei casi, formazione continua. Riteniamo che il concetto di cura non dovrebbe esaurirsi nella stanza della psicoterapia, ma divenire prevenzione, sostenendo la qualità delle relazioni interpersonali nei contesti familiari, scolastici e lavorativi. La nostra speranza è di creare un movimento di opinione che rafforzi queste idee e un coordinamento fra tecnici sensibili a questi temi, che vogliano dare una risposta concreta a una psicoterapia accessibile.

info@psicoterapiasociale.it

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