Imbocca la strada del ministero del Lavoro la chiusura della piattaforma logistica di Italia Modisti, controllata di proprietà dalla catena d’abbigliamento Pimkie. Appaiono però remote le possibilità che l’azienda francese, presente in 26 paesi al mondo e con oltre ottanta negozi in Italia, decida di fare marcia indietro circa la decisione di calare le saracinesche sul sito di Cornaredo, in provincia di Milano, dove sono impiegati 70 lavoratori di cui che ora vanno incontro al licenziamento. La contrazione dei volumi e del mercato italiano ha spinto lo scorso 29 gennaio il gruppo transalpino ad aprire la procedura di mobilità comunicando la volontà di delocalizzare il flusso di lavoro nella piattaforma di Willstatt, in Germania, con ampie garanzie per i titolari dei punti vendita sulla velocità di gestione degli ordini. Meno, molte meno, le rassicurazioni per i dipendenti che a Cornaredo si occupano dello smistamento dei capi verso gli scaffali di tutta Italia.

Il sito tedesco è di proprietà di Pimkie, a differenza del magazzino di Cornaredo, il cui modello secondo l’azienda “non è più sostenibile per gli alti costi di gestione e di affitto”. La decisione è stata ribadita anche il 27 febbraio durante un incontro con l’assessore provinciale al Lavoro Paolo Giovanni Del Nero, che è comunque riuscito a strappare una minima rassicurazione all’azienda. “Si sono detti disponibili a cercare tutte le soluzioni per rendere meno traumatica possibile la chiusura, dagli incentivi all’esodo fino alla cassa integrazione – afferma a ilfattoquotidiano.it – Sulla possibile applicazione di questi strumenti bisognerà decidere in un tavolo ministeriale. Fisseremo in tempi molto rapidi una data e, chiariti gli aspetti tecnici, faremo un incontro congiunto con i sindacati”. Sarà difficile andare oltre, visto che la trattativa scade a metà aprile. E i sindacati non ci stanno.

“Per un anno l’azienda ha chiesto sacrifici ai lavoratori, 58 dei quali sono donne con un’età compresa tra i 40 e i 50 anni, i soggetti più deboli sul mercato del lavoro – spiega Domenico Damiano della UilTucS Lombardia – Ci siamo dimostrati disponibili per la riduzione degli orari di lavoro e i contratti di solidarietà, attivi per tutto il 2013. Poi, pur potendo proseguire su questa strada per un altro anno, Pimkie ha deciso di abbandonare Cornaredo”. Chiusa la piattaforma, nel sito lombardo rimarranno solo gli uffici amministrativi, dove lavorano una quarantina d’impiegati ma secondo i sindacati “non esistono garanzie neanche sulla continuità di questa scelta”.

I lavoratori sono già scesi più volte in piazza, manifestando davanti alle vetrine dei negozi milanesi di Pimkie, in via Torino e corso Buenos Aires. Gridadisperse nel vento: “L’azienda non può pensare di chiudere tutto e andare via, quando ha ancora strumenti per temporeggiare in attesa che il mercato si riprenda”, attacca Federico Antonelli, funzionario lombardo della Filcams Cgil. Coinvolti i comuni di Cornaredo, Arluno e Pregnana, da dove provengono buona parte dei settanta lavoratori a rischio, la questione Pimkie è anche approdata in Parlamento grazie all’interrogazione dell’onorevole Vinicio Peluffo (Pd) al ministro dello Sviluppo economico e al ministro delle Politiche sociali, ma la caduta del governo Letta ha rallentato tutto. Ora è la Provincia di Milano a farsi carico della crisi aziendale e nelle prossime settimane anche la Commissione attività produttive della Regione Lombardia proverà a mediare tra Pimkie e lavoratori. Ma i sindacati avvertono: “L’azienda si assuma le proprie responsabilità davanti alle istituzioni. Loro, invece, chiariscano  come intendono tutelare settanta persone. Bisogna battere tutte le strade: la salvaguardia dei posti di lavoro viene prima di tutto”.

IL DISOBBEDIENTE

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