Percorrere una trentina di chilometri con un litro di gasolio è un risultato mica male, soprattutto se a ottenerlo è una crossover di 4,3 metri e non una citycar. Per una volta, vi possiamo dare un dato di consumo in uso reale: abbiamo testato la Suzuki S-Cross, nella versione diesel a due ruote motrici, durante un test “Economy run” organizzato dalla Casa per la stampa. Serbatoio sigillati, percorso prestabilito, risultati certificati da un organismo terzo, la società Dekra: su un percorso misto di 160 km, con qualche saliscendi, strade statali e tratti urbani, i più attenti sono riusciti a percorrere addirittura 33,7 km con un litro di gasolio. In media, i trenta giornalisti impegnati nella prova hanno percorso 29 km con un litro, e anche chi aveva il piede meno leggero ha percorso 23 km con un litro, cioè intorno ai consumi di omologazione per questa versione (nel ciclo misto, 4,2 litri/100 km). Contribuiscono al risultato un motore efficiente, di origine Fiat, la scocca leggera (con gli acciai ad alta resistenza si sono risparmiati 55 kg rispetto alla SX4) e la cura dell’aerodinamica, migliorata anche grazie alle carenature sotto scocca.

La Suzuki, in Italia, s’è creata una forte reputazione nel segmento delle 4×4, tanto che il 60% di chi sceglie la nuova S-Cross in Italia la vuole con la trazione integrale. Esattamente il contrario di quello che accade, in media, nel segmento delle crossover medie, dove la parte del leone la fanno le versioni a due ruote motrici: tanto per fare un paragone con un modello analogo, la Nissan prevede di vendere appena il 7% delle nuove Qashqai nella versione con quattro ruote motrici. Per attirare anche i numerosi clienti che vogliono un’auto alta da terra, ma non hanno bisogno di una 4×4, la Suzuki ha aperto una campagna di sconti per la più parca ed economica variante a trazione anteriore della S-Cross: 3.700 euro in meno per la variante a benzina, 4.800 euro per quella diesel (in caso di rottamazione o permuta).

Su strada, la S-Cross si è rivelata un’auto concreta e piacevole, il motore è pronto ed elastico, il cambio manuale a sei marce è preciso e lo sterzo risponde piuttosto bene. Lo spazio interno è più che sufficiente, anche per chi siede dietro; ampia la regolazione del sedile del guidatore e del volante. Il bagagliaio è ben modulabile, sotto il piano di carico a filo della soglia si trova un secondo vano. Peccato che la S-Cross sia un po’ rumorosa e che alcuni materiali nell’abitacolo, per esempio le plastiche di rivestimento, lascino un po’ a desiderare. Nel complesso, tuttavia, la S-Cross ci è sembrata una buona soluzione per chi cerca un’auto da famiglia che non sia la solita familiare, soprattutto nella parsimoniosa versione a due ruote motrici. Per chi ha bisogno della trazione integrale, comunque, la Suzuki propone le versioni 4WD All Grip, che costano circa 2.200 euro in più.
 Suzuki S-Cross – la scheda

Che cos’è: è la crossover media della Casa giapponese, che si affianca all’ormai anziana SX4 (sorella della Fiat Sedici), rispetto alla quale è più grande (18 cm in più in lunghezza) ma più leggera (-55 kg)
Principali concorrenti: Nissan Qashqai, Citroën C4 Aircross, Peugeot 3008, Skoda Yeti, Hyundai ix35, Kia Sportage, Opel Mokka
Dimensioni: lunghezza 4,30 metri, largezza 1,77 m, altezza 1,57 m, massa da 1.160 kg
Motori a benzina: 1.6 VVT da 120 CV con cambio manuale a cinque marce oppure automatico CVT
Motori a gasolio: 1.6 DDiS da 120 CV abbinato a un cambio manuale a sei marce
La versione che consuma meno: la diesel a dure ruote motrici con stop & start, omologata per consumi di 4,2 litri/100 km nel ciclo misto (110 g/km di CO2)
Trazione: anteriore oppure integrale con selettore di guida (quattro modalità: Auto, Snow, Sport, Lock)
Sicurezza: 5 stelle nei crash test EuroNCAP (2013) 
Produzione: Esztergom, Ungheria
Prezzi: da 19.600 euro (1.6 VVT Easy) a 28.350 euro (1.6 DDiS S&S 4WD AllGrip Top). Sulle versioni a trazione anteriore, fino a fine febbraio, sconti di 3.700 euro (sulle benzina) e 4.800 euro (sulle diesel) con usato da rottamare o in caso di permuta
 

Articolo Precedente

Maxi richiami, ecco perché la Toyota ne fa così tanti. Ora tocca a 1,9 milioni di Prius

next
Articolo Successivo

Dryfe, il primo car sharing peer to peer per condividere l’auto con altre persone

next