Chiara Vitale, 22 anni, e Chiara Maturo, 24, sono due studentesse dell’Accademia di Brera, a Milano. L’Accademia è una delle scuole più antiche d’Italia, fondata quando l’Italia non c’era ancora, nel 1776, in una Milano amministrata da Maria Teresa d’Austria (che qui qualcuno rimpiange ancora). Una grande scuola delle arti, questa la sua vocazione fin dall’inizio. Con maestri di grande valore, che hanno cominciato ad accumulare opere di pittura perché servissero da “materiale didattico” agli studenti da formare. Da quel nucleo di opere è nata la Pinacoteca di Brera, diventata nei secoli una grande galleria nazionale d’arte antica e moderna: Mantegna, Caravaggio, Bellini… L’Accademia e la Pinacoteca sono cresciute nello stesso palazzo, nel cuore di Brera.

Ma ora, più di due secoli dopo, la coabitazione è diventata difficile: gli studenti dell’Accademia sono diventati 3. 700 e le opere della Pinacoteca sono malamente esposte o addirittura accumulate nei sotterranei. Da anni si parla di “Grande Brera”: un progetto per ridare splendore alla Pinacoteca, facendola diventare una grande galleria all’altezza delle opere che conserva. E l’Accademia, si chiedono Chiara & Chiara? “Trattano noi studenti come un impiccio, ci dicono che abbiamo trasformato il palazzo di Brera in un campo rom, o nella Pompei del Nord”. Da anni alle parole non seguono i fatti. Nessuno decide, nessuno ci mette i soldi necessari per rilanciare quella che sarebbe, se valorizzata, una assoluta eccellenza per Milano, per l’Italia, per l’Europa.

La ricetta, comunque, sembrerebbe questa: cacciare l’Accademia e ristrutturare il palazzo di Brera per farne la sede della sola Pinacoteca. Già ora gli studenti sono divisi tra quattro sedi: il palazzo di Brera; le aule scolastiche (inadatte a un’accademia di belle arti) di una scuola di viale Marche affittate dalla Provincia di Milano; la chiesa di San Carpoforo dove si tengono alcune lezioni; le scuderie di Villa Borromeo, ad Arcore, dove il ministro Gelmini ha fatto chissà perché emigrare gli studenti di restauro. In prospettiva, gli studenti dovrebbero tutti traslocare in una nuova sede, individuata nella ex caserma di via Mascheroni.

Intanto il progetto Grande Brera dovrebbe ristrutturare e ridare splendore alla Pinacoteca e anche all’adiacente Palazzo Citterio, realizzando un centro museale di grande livello europeo. Chiara & Chiara sono contente che Milano si avvii a far rinascere una sua antica e gloriosa istituzione artistica, in modo da non lasciare opere di grande valore sepolte e invisibili, o candidate a marcire nei sotterranei dal palazzo di Brera. Si chiedono però: quando si passerà ai fatti, dopo anni e anni di parole? E ancora: perché Brera, nata come Accademia, deve mandare via gli studenti, come fossero non il futuro, ma un impiccio da cui liberarsi?

Ora qualche soldo è arrivato, raccontano. Una ventina di milioni per cominciare a ristrutturare Brera e Palazzo Citterio, per dare sede adeguata alla Pinacoteca, ma anche alla Biblioteca Nazionale Braidense, all’Osservatorio di Brera, all’Orto Botanico, all’Istituto Lombardo di Scienze e Lettere. “Ma siamo sicuri”, si chiedono, “che non sia da conservare, oltre alle opere d’arte, anche la compresenza di opere e didattica, Accademia e Pinacoteca insieme, come voluto da Maria Teresa, che ha dimostrato di essere più moderna di tanti politici che hanno parlato per anni di Grande Brera e non hanno ancora fatto nulla per realizzarla?”.

Il Fatto Quotidiano, 20 febbraio 2014

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