Ieri il quotidiano regionale L’Ora della Calabria non è uscito. La causa, per quanto comunicato dallo stampatore al direttore del giornale, è stata un guasto alle rotative. In pagina c’era una notizia su Andrea Gentile – figlio del senatore calabrese Tonino Gentile (Nuovo Centrodestra) – cui la procura contesta abuso d’ufficio, falso ideologico e associazione a delinquere, nell’ambito di un’inchiesta sull’azienda sanitaria della provincia di Cosenza.

Luciano Regolo, da poco subentrato a Piero Sansonetti alla guida del giornale, ha denunciato pressioni dell’editore Alfredo Citrigno e dello stampatore Umberto De Rose per rimuovere l’articolo sui fatti riguardanti il figlio del senatore Gentile. Nelle telefonate sarebbe uscita, a rafforzare i discorsi sull’inopportunità di pubblicare quel pezzo, una metafora zoologica: «il cinghiale, quando viene ferito, ammazza tutti». A chi non vive a Cosenza – alle pendici dei monti della Sila, ancora popolata di lupi e di cinghiali – questo linguaggio dice poco, sul piano evocativo.

Citrigno e De Rose hanno smentito ingerenze nell’attività della redazione. Il primo ha parlato di semplice richiesta di verifica della fondatezza della notizia; il secondo ha escluso simulazioni di guasto delle rotative.

Il fatto certo è che L’Ora della Calabria non è uscito. La Procura di Cosenza potrà dire, nota ormai la storia, se c’è stato timore reverenziale verso il senatore Tonino Gentile e, ove riscontrato, come in concreto esso sia avvenuto.

A me preme sottolineare, e in prospettiva generale, che è sciocco chiedere o assecondare delle censure. È stupido, poi, commissionare o suscitare servizi o silenzi giornalistici a favore di soggetti politici.

I potenti calabresi, lo scrivo prescindendo dal caso riferito, utilizzano spesso parte della stampa per trasformare la verità: per propagandare successi e prodigi politici che non esistono, totalmente inventati come i venti milioni dallo Stato per i danni dell’ultima alluvione a Catanzaro.

Sul sito della Regione Calabria c’è un elenco di testate beneficiarie di contributi regionali, a partire da agenzie di stampa. Questi fondi pesano oggettivamente sulla piena autonomia dei giornalisti. Il punto, però, è che i fatti emergono sempre, anche quando taciuti per obbligazione (istituto proprio di diritto calabrese che prevede il contraccambio – in genere perpetuo – di favori ricevuti dal potere politico), per viltà, comodità o sostegno finanziario.

Marco Travaglio usò significativamente il termine «scomparsa», centrando il più ampio fenomeno italiano di occultamento dei fatti. Ora, accanto alla «scomparsa dei fatti», figlia della comunicazione e della pedagogia nel berlusconismo, esiste la «ricomparsa dei fatti». Paradossalmente questa si verifica – a cominciare dalla Calabria, la regione di carta per eccellenza – quando, per un qualunque motivo, la verità non si stampa, non si imprime sui fogli dei giornali.

La Repubblica tradita

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