È iniziato Sanremo. E sembra Sanremo per davvero. Pronti-via e non funziona niente, ma niente potrebbe funzionare meglio.

Cominciamo dal contorno, cioè dal piatto forte.

E il magnanimo lettore mi comprenderà, perdonandomi, se tralascio moglie e compagna dei marò, operai campani, Beppe Grillo, Ligabue e Raffaella Carrà, per concentrarmi anche solo un secondo su Laetitia Casta.

Se Sanremo è Sanremo, Laetitia Casta è Laetitia Casta. Facili tautologie; quanto ci piacciono le tautologie. Sono facili, le tautologie.

Mi si consenta un appunto, però. Ok, le strafighe fanno audience, ma gli organizzatori dovrebbero rendersi conto che, per abitudine media dei telespettatori adatti a quel tipo di audience, quelle stessissime strafighe vengono cercate su youporn, in video di pochi minuti funzionali all’onanismo, e che il materiale di youporn è morfologicamente agli antipodi rispetto alle scenette lunghe e pallosissime confezionate all’Ariston. Questione di sceneggiatura e scelte artistiche, per carità. Ma si evince un pelo d’incoerenza tra intenzioni di contenuto e forma d’oggidì.

Più sobria e adeguata autenticità autorale, dunque, non guasterebbe. 

Poi ci sono le canzoni, che mi va di commentare a volo di quaglia il giorno d’apertura della caccia.

Punto primo: vince Arisa.

Punto secondo: auguro un attacco di dissenteria in circostanze altamente sconvenienti a chi ha preferito la seconda canzone di De André alla prima; nel frattempo, ho intercettato in rete un commento di Michele Monina (che stimo) su di lui: «Cristiano De André da sentire in disco, ché dal vivo si nasconde dietro la sua voce per non farsi trovare». Monumentale (Monina).

Pare che la struttura armonica del ritornello della seconda canzone dei Perturbazione abbia causato ad Arisa una labirintopatia curabile solo con l’intera discografia di Albano e Romina.

Per non parlare di Cat Stevens, che sta al Festival di Sanremo come Marlon Brando sta a Kiss me Licia.

Nota di colore: all’annuncio di Fazio dell’arrivo di Giusy Ferreri dopo Cat Stevens sembra che gli operai campani siano tornati sull’impalcatura delle luci.

Potrebbe anche vincere (Giusy Ferreri, non Cat Stevens, che in gara farebbe ultimo). Ma vince Arisa, e questo l’ho già detto.

Null’altro da segnalare.

P.S. Nella mia vita ho visto trentacinque Festival di Sanremo: diciamo che per i primi cinque ero un po’ confuso, per il resto su trenta pronostici ne ho azzeccato uno. Così, ad onor del vero.

P.P.S. Ho azzeccato Scanu.

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