Ernesto Carbone è senza dubbio uno degli uomini del momento: ex lettiano di ferro, ora renziano doc tanto da aver prestato la sua Smart al premier in pectore per il suo primo appuntamento al Quirinale. Non a caso, anche alla luce dei suoi trascorsi ai vertici delle società che orbitano nella galassia dell’Agenzia pubblica per le erogazioni in agricoltura (Agea), nei scorsi la sua nomina alla guida del ministero delle Politiche agricole è stata data per scontata. Una voce che l’interessato ha iniziato a smorzare soltanto nelle ultime ore. Certo, non lo aiuta il fatto che il 12 febbraio, lo stesso giorno in cui prendeva il via la staffetta Letta-Renzi, il consiglio di amministrazione della Sin, la società controllata dall’Agea e nata per sviluppare e gestire il Sistema informativo agricolo nazionale di cui Carbone è stato presidente e amministratore delegato tra il 2012 e il 2013, gli metteva nero su bianco la contestazione di oltre 23mila euro di spese personali effettuate a suo tempo dal deputato Pd.

Il denaro è andato in voli per  Londra e per i weekend estivi in Croazia, ma anche nei più semplici viaggi  in treno o in aereo da casa al lavoro che però non facevano parte dei rimborsi previsti. E poi pranzi e cene che erano stati classificati come spese di rappresentanza, ma che secondo il cda non possono essere qualificate come tali. Tanto meno i noleggi di auto con conducente e i soggiorni in albergo. Il conto complessivo datato aprile 2012-dicembre 2012, è appunto di 23.335,73 euro. La richiesta di restituzione del maltolto centesimo dopo centesimo è stata messa nero su bianco in una raccomandata partita pochi giorni fa e firmata dall’attuale presidente del Sin, Francesco Martinelli.

E questo perché la spesa secondo il cda non ha alcun legame con l’attività lavorativa e con gli incarichi ricoperti all’epoca da Carbone. Nel dettaglio, nove mesi di cene e pranzi sono costati 10.732 euro, mentre la voce “viaggi e trasferte” pagati con la carta di credito parla di poco meno di 3mila euro. Ai quali vanno aggiunti 1.142 euro di alberghi, residence e hotel; 1.452 euro per il noleggio di auto con conducente, 4.563 euro di voli tra Londra e la Croazia e quasi i 2.500 euro di biglietti del treno.

Secondo le verifiche effettuata dalla società, scrive Martinelli a Carbone, per le spese di ristorazione “le giustificazioni da Lei fornite non consentono di qualificarle come spese di rappresentanza”. Mentre per quanto riguarda costi come quelli per “il “trasferimento dal Suo luogo di residenza alla sede sociale, non essendo mai stata assunta dal Consiglio di Amminsitrazione alcuna delibera in merito, le stesse non potevano – né potranno – essere poste a carico della società”. Un capitolo a parte è dedicato poi ai voli verso Londra e, soprattutto, quelli per la Croazia, presi tutti nei week end di luglio e agosto. Viaggi che “appaiono difficilmente riconducibili agli scopi sociali”. Per questo, si legge ancora, Sin ha invitato Carbone a provvedere al rimborso della somma di 23.335 euro, “entro e non oltre 20 giorni dal ricevimento della presente”.

Dal canto suo l’avvocato renziano respinge ogni accusa e si dice pronto a querelare i dirigenti della Sin. “Sono falsità. Fango. Ogni spesa era regolare e giustificata dalla mia attività. I viaggi a Londra, ad esempio, sono stati fatti per la convocazione del cda. Ho tutti i documenti che lo dimostrano”. Non solo. Carbone rivendica anche il merito di aver ridotto gli stipendi dei dirigenti (dal 10 al 15%) e contenuto le spese del Sin: “Durante la mia gestione sono stati risparmiati 2 milioni e 700mila euro sulle spese, e 23 milioni di euro sui contratti”, dice.

AGGIORNAMENTO 

12 maggio 2017 – La III sezione civile del tribunale di Roma, però, ha dato ragione al deputato Pd, Ernesto Carbone, rigettando la domanda della Sin condannata a pagare spese di lite per 4.500 euro – LEGGI L’ARTICOLO

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