Vengo invitato dai lavoratori che occupano la Seves (fabbrica fiorentina di mattoni in vetro-cemento di grande qualità e bellezza), e volentieri accetto di presiedere a una gara di cucina. Di regola fuggo da questi scimmiottamenti di modelli televisivi, ma in questo caso data l’ironia degli intenti, niente mi poteva impedire di esserci e di accettare quest’apertura di un presidio operaio e operoso, fatto tra l’altro a tutta la mia città.
Dal mio punto di vista ho fatto anche molto bene perché, come si sa, si imparata sempre da tutti.
Ho avuto infatti l’imbarazzo di dover scegliere una vincitrice. Tutto era assolutamente buono, ma  l’arista con salsa di cipolle, alloro, mele e prugne mi ha assolutamente stupefatto. 
Alla fine mi hanno omaggiato con un bel mattone viola con uno splendente giglio bianco (roba da tifosi) e il mio cervello ha avuto una sorta di corto-circuito.
Così, mentre lo pensavo, ho avuto subito l’occasione di dirlo nel ringraziare tutti i partecipanti alla manifestazione. Mi sono sentito, lo dico scherzando un “Kombat chef”: potremo chiedere a Diego Della Valle di inserire i mattoni della Seves (usatissimi anche da un Renzo Piano, se vi par poco) nel capitolato della gara d’appalto del futuro-prossimo cantiere del nuovo stadio che il nostro, ormai ex-sindaco, Renzi e il patron della Fiorentina, stanno prevedendo nella parte nord della città, a due passi dell’aeroporto fiorentino e al raccordo autostradale, facendolo diventare la prima opera che molti visitatori incontrerebbero entrando in città.
Tutti i presenti hanno reagito con un applauso, mentre io concludevo che un po’ di vetro con la sua “trasparenza” non farebbe male al calcio.
Pensavo che fosse finita lì, quando sono stato raggiunto da una gentilissima signora che mi ha messo in mano una lettera pregandomi di consegnarla proprio a Della Valle.

Lì per lì ho riposto che non avrei proprio saputo come fare. Poi l’ho letta e ho capito che non ero il primo ad aver avuto l’idea del nuovo stadio. Inoltre la pacatezza e consapevolezza di quelle emozionanti parole, di chi si ritrova senza lavoro, mi danno l’obbligo di tentare di fare almeno un tentativo. Ecco perché qui di seguito vi riporto quel che una lavoratrice della Seves scrive “garbatissimamente” a Della Valle. (FP)

Gentile dottor Della Valle,

in questi giorni leggo del suo scambio di battute con John Elkann, sul quale vorrei esprimerle la mia totale solidarietà e dirle che condivido in pieno le sue posizioni.
Ammiro la sua schiettezza nel rintuzzare l’arroganza di un privilegiato, che sentenzia in merito a situazioni che, evidentemente, non conosce e non ha mai vissuto.

Condivido la sua posizione, così come condivido la situazione di quei giovani che Elkann così superficialmente definisce, perché il mio lavoro, come quello di tante altre persone, giovani e meno giovani, fra poco tempo non ci sarà più.

Lavoro in una azienda privata, si chiama SEVES, una minimultinazionale che, per ora, ha sede a Firenze. Produciamo principalmente vetro industriale: isolatori in vetro per le linee ad alta tensione e mattoni in vetro per l’edilizia. Se includiamo anche la divisione degli isolatori in porcellana, nel mondo, siamo circa 2700 dipendenti oggi. Nel 2009 eravamo più o meno 4100.

Nello stabilimento di Firenze, da 200 siamo diventati 90.
Questa situazione si è verificata ufficialmente per la crisi, ma noi che ci lavoriamo sappiamo che purtroppo è la cattiva amministrazione dell’azienda che ci ha portati nell’attuale, bruttissima condizione.
Per molti anni si sono effettuati investimenti infruttuosi e spese ingiustificate, così come sono stati elargiti premi immotivati e accordati stipendi altissimi che hanno comportato altrettanto onerose buonuscite, proprio agli amministratori che avevano così mal gestito l’azienda.
Questo ha portato il gruppo SEVES sull’orlo del fallimento. Ora nuovi fondi d’investimento subentreranno, ma questi però manifestano interesse solo per gli isolatori. Il mattone in vetro prodotto dallo stabilimento (storico) di Firenze a loro non interessa.
Così, dopo che sono stati investiti ben due milioni di euro sul forno fiorentino, questo sta per chiudere.
I nuovi investitori liquideranno lautamente la vecchia, così poco competente e lungimirante amministrazione, ma per 90 famiglie che vivono di ciò che produce lo stabilimento fiorentino, dopo oltre un anno di cassa integrazione, ci sarà solo la mobilità.

Potrebbe legittimamente pensare che si tratti del solito problema di un costo di produzione troppo alto rispetto a quello di altri paesi.
Il gruppo SEVES produce il mattone di vetro anche nella Repubblica Ceca, in effetti, ma si tratta di un prodotto differente, con utilizzi differenti, che si ottiene da forno e cicli produttivi anch’essi differenti: è la linea Basic. Il mattone di vetro prodotto a Firenze, quello di alta gamma (linee Design, Technology ed Energy Saving), non verrà più prodotto, non esisterà più. E così la SEVES regalerà questo mercato direttamente alla concorrenza.

Mi sono permessa di scriverle e di raccontarle questa storia perché sono convinta che, contrariamente a chi dovrebbe farlo e invece non lo fa, lei potrebbe aiutarci. Quello che le chiedo è una collaborazione: se per la costruzione dello stadio della Fiorentina lei prendesse in considerazione le aziende di Firenze dimostrerebbe a chi definisce bamboccioni i giovani senza lavoro (e contemporaneamente trasferisce la produzione all’estero, togliendo agli stessi “bamboccioni” un’opportunità d’impiego), che esiste invece il modo per dar loro lavoro e dignità, e nel contempo aiuterebbe anche l’economia di Firenze.

Dimostrerebbe che esiste un modo etico e non arrogante di essere industriali.
Usi le aziende del territorio fiorentino. La SEVES per i mattoni in vetro, la Targetti per l’illuminazione… e tutto quello che può per risollevare le sorti di quelle aziende che ormai fanno il palinsesto del TG Regionale. Lei può aiutarci, lei può dimostrare che noi possiamo farcela.
Mi permetto di chiederle questo perché credo che potrebbe essere un’ottima opportunità.

Perché i nostri sono mattoni davvero belli, unici.
Parli con l’Architetto Renzo Piano e si faccia raccontare del progetto per la Maison Hermes a Tokyo.
Se poi nei suoi gusti rientrasse qualcosa di più colorato, venga a vedere come sono i mattoni Mendini. E se anche questo non dovesse soddisfarla pienamente, sappia che potremmo progettare qualcosa fatto apposta per lei. Qualcosa di unico per lei, ma anche per noi.

Per far conoscere alla città la nostra situazione abbiamo intrapreso un’iniziativa dal nome VIVISEVES. Invitiamo i fiorentini in azienda, organizziamo per loro spettacoli, gare di cucina, eventi. Se anche lei volesse fare un salto a trovarci saremmo felicissimi.
Potrebbe verificare personalmente la qualità e l’unicità della nostra produzione e anche la sola sua presenza sarebbe un evento che ci aiuterebbe a diffondere la nostra iniziativa.

Noi non dobbiamo né vogliamo dimostrare nulla al signor Elkann, perché non prendiamo nemmeno in considerazione le sue dichiarazioni spocchiose e avulse dalla realtà.
Ma siamo sicuri di essere all’altezza di una fornitura di qualità, se ce ne darà l’opportunità.
Perché noi, quando il lavoro c’è, lavoriamo bene.

Grazie

Anna Dugnani Lavoratrice SEVES

Articolo Precedente

Politica monetaria e prezzo del würstel

next
Articolo Successivo

Dove va il capitalismo?

next