L’Albania chiude la caccia sul proprio territorio per un minimo di due anni. Questa la decisione assunta dal Ministro dell’Ambiente albanese, in considerazione delle stragi perpetrate in questi ultimi due decenni sul territorio del suo paese, da cui sono scomparsi almeno l’orso bruno e l’aquila.

La causa della drastica diminuzione, quando non scomparsa delle specie, è attribuibile solo parzialmente alle doppiette registrate (che sono pur sempre 75.000 su tre milioni di abitanti), ma anche alla caccia e soprattutto al bracconaggio.

A questo proposito, le associazioni venatorie albanesi si sono scagliate contro i cacciatori italiani, rei di perpetrare le peggiori carneficine.

La caccia nei paesi dell’est per i cacciatori italiani del resto è un must da anni. Su un sito si legge: “Cacciare in Albania oggi è come tornare indietro nel tempo, dove uomo e territorio si davano la mano, scambiandosi rare emozioni venatorie. Vieni in Albania con la nostra organizzazione e ti garantiremo ospitalità e sicurezza durante tutto il tuo soggiorno.”

Uno dei più accreditati accusatori delle stragi di uccelli soprattutto selvatici sulle coste mediterranee è Jonathan Franzen, che, oltre ad essere acuto e famoso scrittore, è un amante della natura ed esperto birdwatcher.

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