Lo stemma di Renzi conquista definitivamente il Pd toscano, tradizionalmente pendente a sinistra (leggi Bersani e D’Alema). Al congresso regionale del 16 febbraio verrà ufficializzata la svolta: a essere eletto segretario sarà il deputato 41enne Dario Parrini, ex sindaco di Vinci (in provincia di Firenze), renziano di ferro, unico candidato. Nessuna sorpresa: nelle scorse settimane le varie anime del partito, seppure a fatica, sono infatti riuscite a raggiungere l’accordo per una candidatura condivisa. Ancora da capire i contraccolpi futuri. L’ipotesi di un passo indietro dei renziani nel 2015 per lasciare campo libero alla ricandidatura a governatore del bersaniano Enrico Rossi continua a circolare ma viene da più parti smentita e lo stesso Rossi ha recentemente ribadito di volersi misurare con le primarie.

Quello che al momento appare assai più probabile è invece un rimpasto della giunta regionale con l’ingresso di un renziano: in pole position c’è il vicesindaco di Firenze Stefania Saccardi. A seguito dell’elezione di Parrini, esponente dell’area liberal del Pd, il partito potrebbe imboccare una direzione assai diversa rispetto a quella tracciata dai precedenti leader. “Le analisi ideologiche e nostalgiche – si legge nel documento programmatico di Parrini – non ci saranno d’aiuto: è controproducente ingabbiare la realtà di oggi nei luoghi comuni del tempo che fu. Non si risolvono problemi nuovi con criteri vecchi”. L’ex sindaco di Vinci, presidente toscano dell’associazione riformista Libertà Eguale (guidata da Enrico Morando) raccoglierà il testimone lasciato dal segretario reggente Ivan Ferrucci: il pisano ha guidato il partito per sette mesi per far fronte all’elezione in Parlamento dell’allora numero uno del Pd, il piombinese Andrea Manciulli.

L’intesa su Parrini arriva dopo il boom renziano alle primarie dello scorso 8 dicembre: in Toscana – miglior risultato a livello nazionale – il sindaco di Firenze ha sbaragliato gli altri contendenti con oltre il 78% dei consensi. La conseguenza sulla nuova assemblea regionale (500 membri) è che circa i due terzi dei suoi componenti sarà formata da renziani. Alle ultime primarie il fronte pro Renzi ha ricevuto anche il sostegno di parecchi amministratori locali che nel 2012 avevano creduto in Bersani: è ad esempio il caso del sindaco di Livorno Alessandro Cosimi o di quello di Pisa Marco Filippeschi. Che il vento stesse cambiando era apparso evidente già dalle primarie del 2012: Renzi, sconfitto da Bersani a livello nazionale, era già riuscito a strappare (54%) la Toscana al suo avversario. Il fronte dei filo–Renzi inizia lentamente a consolidarsi anche ai vertici delle 13 segreterie territoriali: al termine dei recenti congressi sono stati eletti cinque segretari renziani (Lucca, Pistoia, Siena, Empoli e Viareggio). A guida cuperliana sono invece Livorno, Pisa, Massa Carrara, Grosseto, Firenze, Prato e Arezzo.

A lanciare la candidatura di Parrini era stato già sei mesi fa lo stesso Renzi. Possibili sfidanti sarebbero potuti essere il sindaco di Pontassieve Marco Mairaghi (candidatura sostenuta anche dal governatore Rossi), il coordinatore nazionale del comitati cuperliani Patrizio Mecacci, la deputata bersaniana Elisa Simoni o il civatiano Samuele Agostini. Tra i nomi che circolavano con più insistenza c’erano anche quelli dello stesso Ferrucci e del capogruppo in Regione Marco Ruggeri, diventato nel frattempo candidato unico alle primarie per il sindaco di Livorno (ruolo “disdegnato” da tutti). “La candidatura di Parrini – ha precisato il responsabile dell’organizzazione Antonio Mazzeo – è stata sostenuta anche da tutti i dirigenti del partito”. L’assemblea regionale del 16 febbraio si limiterà perciò a adempiere agli obblighi statutari e a ratificare il nome del segretario. Intanto si iniziano a scaldare i motori in vista delle elezioni amministrative del 25 maggio a Firenze, Prato (il centrodestra tenterà il bis del 2009) e Livorno (storica roccaforte “rossa”). Alle primarie del centrosinistra in programma il 9 marzo il Pd presenterà un solo candidato in ogni città: rispettivamente Renzi, il deputato renziano Matteo Biffoni e lo stesso Ruggeri. E se il segretario nazionale venisse catapultato a Palazzo Chigi? In questo caso per la guida di Palazzo Vecchio potrebbero darsi battaglia due renziani doc: il deputato Dario Nardella (già vicesindaco) e il presidente del consiglio comunale di Firenze Eugenio Giani. Ma se il balzo a Roma di Renzi avvenisse troppo a ridosso delle amministrative, organizzare le primarie diventerebbe una missione impossibile. 

Articolo Precedente

Pd, circolo commissariato perché si rifiuta di rinnovare le tessere a chi non paga

next
Articolo Successivo

Governo Renzi, Civati: “Qualcuno non voterà fiducia”. Alfano: “B. irriconoscibile”

next