Quando parlo d’Italia lo faccio in merito alla proiezione estera o casi di successo. Le recenti affermazioni del giovane presidente John Elkan (che dirige con successo la FCA, multinazionale automobilistica che ha stabilimenti anche in Italia) mi hanno spinto a riflettere su un’opportunità che i giovani italiani (conosciuti anche come sfigati, precari e bamboccioni) stanno perdendo. Di questi tempi un partito non si nega mai a nessuno. L’ultimo partito (al momento ancora sotto forma di movimento) è quello dei Forconi. Un movimento che ha attirato l’attenzione dei media italiani per qualche settimana (considerando il livello di attenzione dei Media italiani direi un successo). Mi domando perché i giovani non fondino il partito dei Bamboccioni.

A mio avviso sarebbe un successo. Cerchiamo di definire le caratteristiche di questo partito e dei suoi tesserati. Secondo la Confartigianato di Rimini ci sono circa 2 milioni di giovani (dai 25 ai 35) disoccupati. Tuttavia questa analisi non traccia chi esce dal mondo della scuola e non trova lavoro fino ai 25 anni (mi sentirei di dire alcune centinaia di migliaia di giovani). Cerchiamo aiuto nelle definizioni di politici esperti nel delineare maggiormente i potenziali elettori di questo partito. Il defunto ministro Padoa Schioppa si limitava a descrivere i bamboccioni persone che vivono ancora con i genitori. Come se per molti giovani disoccupati fosse una scelta volontaria. Vi è da aggiungere che molti giovani che lavorano, con gli “elevati” stipendi che percepiscono, potrebbero avere qualche difficoltà ad abitare da soli.

Il giovane Martone (ai tempi della sua affermazione consulente del precedente ministro del lavoro Fornero) sembra definire 28 anni l’età massima per uscire dal mondo universitario (della rapida e indipendente carriera di Martone parla con abbondanti analisi l’Espresso). Non ci aiuta nella definizione l’ex ministro della Pubblica amministrazione Renato Brunetta, di cui Martone è stato consulente, che si limita a definire i giovani precari “la peggior Italia”. Anche la sopramenzionata ex minister del lavoro Elsa Fornero non ci aiuta molto, definendo i bamboccioni con un elegante inglese “choosy” limitandosi a dire che i giovani dovrebbero essere meno pignoli e prender il lavoro che trovano (un po’ come al supermercato quando si sceglie tra una cipolla e un avocado).

Io credo che il partito dei Bamboccioni possa ambire a più di 2 milioni di tesserati. Permettetemi alcune stime (qualitative sottolineo, non lavoro all’Istat). Vi sono molti giovani fortunati che, pur lavorando e avendo uno stipendio, hanno i genitori che gli han comprato casa. Io stimo per difetto che vi siano almeno un 100.000 individui che vivono in questa fortunata condizione. Vi è da aggiungere che essendo in questa fortunata condizione possono avere accesso a maggiori risorse e quindi potenzialmente essere anche finanziatori in piccolo parte del futuro partito. Vi sono altri meno fortunati che hanno i genitori che possono permettersi, solo, di integrare lo stipendio che i giovani percepiscono con la famosa “paghetta”.

Nel tempo ho conosciuto miei coetanei che allo stipendio regolare avevano il reddito da famiglia (meglio del reddito di diritto da parte dello stato proposto da molti politici). 1000 euro al mese di paghetta non è male per un giovane creativo, un apprendista commercialista o avvocato che ne percepisce poco più di 1000 in busta paga. Quanti sono i giovani sponsorizzati dai genitori in questo modo. Io direi alcune centinaia (di migliaia). Non dimentichiamo i NON-giovani. Coloro che purtroppo non sono più tra i 25 e 35. Magari sono divorziati e son tornati a casa da mamy e papi. Dipendenti o liberi professionisti che han alcuni problemi a pagare gli alimenti e magari il mutuo della casa dove abitavano con l’ex moglie (spesso se, anche madre, si vede riconosciuta la legittimità di abitare con il figlio nella casa della coppia). I numeri precisi non si trovano ma l’Istat offre una panoramica interessante sui divorziati. Io per eccesso aggiungerei un mezzo milione di unità.

Quindi facciamo i conti: 2 milioni di giovani secondo le statistiche. Un altro milione tra quelli che han rinunciato a studiare e lavorare (non sempre rientranti nella statistica precedente), mezzo milione di separati e per eccesso mezzo milione tra giovani mantenuti dai genitori o giovani che posseggono una casa grazie ai genitori. A conti fatti credo che si possa raggiungere i 4 milioni. Un partito di 4 milioni di elettori può cambiare le cose in Italia? Io credo di sì. Soprattutto se consideriamo che tra questi 4 milioni non ci sono solo sfigati (come qualche brillante pensatore sopra menzionato ha definito il gruppo in analisi) ma validi laureati in differenti aree dello scibile umano, professionisti e piccoli imprenditori. Si parla di un partito accomunato da un destino semplice: l’essere nati in un epoca difficile, specie per l’Italia, l’essere troppo spesso etichettati superficialmente da coloro che, invece di darsi a facili epiteti, dovrebbero trovare soluzioni effettive.

Mi concedo una speranza, dopo tutto sono ottimista. Un ex giovane, tale sindaco di Firenze Matteo Renzi, è divenuto di recente Primo Ministro dell’Italia. La nostra nazione non è famosa nel mondo per avere leader politici particolarmente giovani. Avere una persona di questa età al governo mi offre la speranza che forse il cittadino Renzi possa comprendere meglio la situazione difficile dei tesserati del partito dei bamboccioni. Come si suol dire la speranza è l’ultima a morire, quindi bamboccioni di tutta Italia unitevi.

@enricoverga

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