L’Istat ci comunica che la lunga recessione è finita. C’è poco da festeggiare. In sei anni il Pil è sceso del 9 per cento e i disoccupati sono raddoppiati. Servono subito misure incisive di aiuto all’economia, da mesi dimenticata dalla politica.
di Francesco Daveri, 14 Febbraio 2014, lavoce.info

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La lunga recessione lascia un segno drammatico nell’economia e nella società italiana. Il Pil è oggi a meno 9 per cento rispetto al suo livello di fine 2007. Il numero dei disoccupati è raddoppiato a 3,2 milioni. Il numero degli individui in povertà assoluta era già salito a 4,8 milioni nel 2012 ed è certamente aumentato nel 2013.

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Il costo della recessione sociale si misura anche nella dinamica e nella qualità dei consumi. I consumi in volume sono tornati indietro di 15 anni. I consumi in valore sono scesi per due anni consecutivi: è la prima volta che succede. Nella recessione 2008-09 erano scesi solo nel 2009 e poi avevano ricominciato a salire. Questa volta no.

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Anche la qualità dei consumi è stata influenzata dalla lunga recessione. Le vendite alimentari hanno complessivamente tenuto, mentre le vendite di tutti gli altri beni sono diminuite in qualche caso drammaticamente rispetto al 2007, come nel caso dei beni durevoli (ad esempio, gli elettrodomestici e le automobili) e dei beni semi-durevoli (ad esempio, l’abbigliamento).

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Per il 2014 è atteso un ritorno più consistente del segno più. È però difficile che il Pil salga più di qualche decimale (+0,7 per cento è la stima di consenso degli analisti). E tutti danno una ripresa dei consumi meno pronunciata di quella del Pil. Il ritorno di una crescita non frazionale è legata ad una più robusta ripresa degli ordini e alla continuazione del recupero della fiducia. Gli ordini sono tornati su – in modo un po’ oscillante – nella seconda metà del 2013. E così anche le imprese e le famiglie sono diventate più ottimiste, anche se i dati sulla fiducia delle famiglie indicano una battuta d’arresto del recupero della fiducia proprio nell’ultimo scorcio dell’anno.

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Qualche risultato si è già visto. I fatturati esteri sono già ritornati ai livelli pre crisinella prima parte dell’anno. I fatturati nazionali sono ancora molto al di sotto, ma hanno cominciato la risalita.

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Francesco Daveri insegna Scenari Economici presso l’Università di Parma. E’ anche docente nel programma MBA della SDA Bocconi. Ha svolto attività di consulenza per la Banca Mondiale, la Commissione Europea e il Ministero dell’Economia. La sua attività di ricerca riguarda la relazione tra le riforme dei mercati, l’adozione delle nuove tecnologie e l’andamento della produttività aziendale e settoriale in Italia, Europa e Stati Uniti. Il suo libro più noto è Centomila punture di spillo (scritto con Carlo De Benedetti e Federico Rampini, Mondadori 2008). Scrive sul Corriere della Sera. Segui @fdaveri su Twitter oppure su Facebook

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