“Consultazioni? Napolitano risparmi le prese per il culo“. Andare o non andare al Quirinale per le consultazioni con il Presidente della Repubblica? I dubbi del Movimento 5 stelle li risolve il leader Beppe Grillo con un post sul blog. Parole che compaiono pochi minuti prima dell’assemblea parlamentare congiunta dei grillini per decidere il da farsi. E se qualcuno avesse ancora qualche tentennamento, la linea è quella della rottura. “Non sarebbe coerente”, commenta il vicepresidente della Camera Luigi Di Maio intervistato da Radio24. Così come dice Grillo: “Ora Napolitano darà via al rito delle consultazioni che dovrebbe per decenza risparmiarci. Un’immensa presa per il culo”. Napolitano sceglierà Renzi, “come ha fatto per Monti e per Letta, ignorando il Parlamento, la Costituzione e la volontà degli italiani per la terza volta”. Nel pomeriggio manda un Tweet: “Noi non partecipiamo alle consultazioni farsa del presidente delle Repubblica”. Sabato pomeriggio ci saranno le controconsultazioni davanti a Montecitorio. E soprattutto Grillo ha annunciato che sarà a Sanremo la prossima settimana: “Dentro e fuori dall’Ariston”.

La crisi avrebbe dovuto, secondo i 5 Stelle passare dal Parlamento. L’ha detto ieri Casaleggio in pellegrinaggio dai suoi: “Solo il Parlamento è sovrano”. Ma i fatti ancora una volta sono stati diversi. Porre condizioni a Napolitano? Non è la strada scelta dal gruppo. L’Assemblea dei parlamentari ha messo ai voti la decisione: 62 parlamentari hanno votato per non salire al Colle, 17 invece hanno votato per andare alle consultazioni e 6 si sono astenuti. Poco prima della votazione diversi avevano chiesto sulle proprie bacheche agli attivisti cosa pensassero dell’argomento. Il dubbio, sollevato in riunione, era tra andare e attaccare il Presidente, oppure ignorare l’invito.

C’è anche chi però, all’interno del gruppo, non concorda con la decisione. Da Serenella Fucksia che su Facebook esprime il suo dissenso per la scelta fino a Francesco Campanella e Laura Bignami, entrambi però assenti alla riunione in cui si doveva prendere la decisione. “Non sono d’accordo”, commenta Campanella,”secondo me è un atteggiamento che non rispetta i rituali che in democrazia hanno un loro peso e una loro importanza”. Il parlamentare siciliano è a Palermo da una settimana per un’influenza, “meglio così – si lascia sfuggire – preferisco star lontano”. All’assemblea di stamani, che ha deciso che nessuna delegazione M5S salirà al Colle, dunque non ha preso parte, “ma a mio avviso bisognava andare da Napolitano, è un errore” disertare. “Io al Presidente avrei detto che non mi piace l’idea di un cambio al vertice del governo senza una prospettiva di cambiamento. Da Renzi mi aspetto la stessa maggioranza ma con persone diverse”, poichè questo avvicendamento a Palazzo Chigi è stata solo “una manovra di Palazzo“.

Se i rapporti con il Presidente della Repubblica sono molto tesi, soprattutto dopo la presentazione della messa in stato d’accusa, le cose non vanno meglio con il futuro Presidente del Consiglio. “Chi ha eletto Renzie?”, scrive Grillo sul blog, “136 votanti della direzione del pdexmenoelle sempre più simile al Pcus sovietico. Il partito decide, la nazione prende atto, la democrazia può attendere. Ora Napolitano darà via al rito delle consultazioni che dovrebbe per decenza risparmiarci”, sottolinea il fondatore del M5S. “Un’immensa presa per il culo, il Presidente a vita riceverà le delegazioni dei partiti che rilasceranno all’uscita del Quirinale le solite frasi condite di ipocrisia ormai insopportabile. Se Al Capone ottenne il controllo del mercato degli alcoolici, Renzie otterrà quello delle nomine delle aziende di Stato, come Eni, Enel, Finmeccanica e Terna che scadono tra due mesi. Dei luoghi dove risiede il potere reale”, dice ancora Grillo. “Letta e Renzie sono dei prestanome, utili a chi li ha sostenuti e li sostiene. Marionette. Il Parlamento e lo stesso Governo sono un’illusione ottica e il Quirinale una monarchia. Dall’esterno il cittadino assiste a una squallida lotta tra bande per il potere mentre ‘nel fango affonda lo stivale dei maiali”.

E a chi chiede conto delle voci critiche all’interno dei 5 Stelle, loro ribattono definendosi da qualche tempo “lo sfogatoio” dei deputati del Partito democratico. “Il nostro gruppo è il più compatto”, dice Luigi Di Maio, “Mentre i nostri senatori ci dicono che 12 senatori del Pd avevano chiesto addirittura di entrare nel M5S. Una richiesta impossibile ma fa capire il panorama”. I capigruppo Federico D’Inca e Maurizio Santangelo, confermano. I parlamentari Pd si sarebbero andati a lamentare con il Movimento 5 stelle della “mancanza di libertà che c’è nel loro partito. Ci sono molti, a tutti i livelli, che nel Pd hanno preso male queste ultime mosse di Renzi. E non parlo di semplici iscritti, ci sono anche presidenti di circoli Pd” assicurano i due capigruppo.

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