Primo successo per la fusione nucleare, il processo che punta a produrre energia imitando la reazione che avviene nel cuore delle stelle. Per la prima volta un esperimento condotto negli Stati Uniti è riuscito a produrre una quantità di energia superiore a quella necessaria a innescare la reazione. Il risultato, pubblicato sulla rivista Nature, è stato ottenuto presso i Lawrence Livermore National Laboratory.

È il passo in avanti atteso da decenni in tutto il mondo, una sorta di Santo Graal della fisica, e per la prima volta dimostra che ottenere energia dalla fusione nucleare è un obiettivo realistico e raggiungibile. Il prossimo passo sarà riuscire a produrre una quantità di energia superiore a quella necessaria per mettere in moto l’intera reazione.

La strada seguita dal gruppo coordinato da Omar Hurricane, del quale fa parte l’italiano Riccardo Tommasini, è quella del confinamento inerziale, che consiste nell’avviare la reazione di fusione utilizzando 192 laser per riscaldare il carburante, una miscela di deuterio e trizio (l’immagine della Lawrence Livermore National Laboratory mostra la capsula, ndr). Durante questo processo di ignizione il combustibile è stato compresso fino a farlo implodere. L’energia prodotta in questo modo è stata dieci volte superiore a quella finora ottenuta negli esperimenti di fusione.

L’esperimento americano ha seguito una delle due strade finora percorse nella ricerca sulla fusione nucleare. L’altra via, quella del confinamento magnetico, è quella seguita dal grandissimo numero di ricercatori (fra i quali numerosi italiani) che in tutto il mondo sono impegnati nella realizzazione del reattore sperimentale a fusione Iter (International Thermonuclear Experimental Reactor) da 15 miliardi di euro e al quale partecipano Unione europea, Russia, Cina, Giappone, Stati Uniti d’America, India e Corea del Sud.

Quello ottenuto negli Stati Uniti “è indubbiamente un passo in avanti importante”, ha osservato il fisico Giuseppe Mazzitelli, responsabile della gestione dei grandi impianti sperimentali dell’Enea. “Dimostra infatti la fattibilità scientifica della fusione dal punto di vista del confinamento inerziale”, ha aggiunto. “La strada da fare è però ancora molto lunga: per produrre energia – ha rilevato – bisogna che questi esperimenti si ripetano 20 volte al secondo. E per raggiungere questo obiettivo ci sono ancora tanti problemi tecnici da risolvere”. Sono della stessa opinione gli stessi autori dell’esperimento: “C’è ancora molto lavoro da fare – ha detto Hurricane – e dobbiamo affrontare ancora molti problemi di fisica, ma il nostro gruppo sta lavorando per affrontare tutte queste sfide”.

Lo studio su Nature

Articolo Precedente

Diabete di tipo 2, identificate sette nuove regioni genetiche: esaminati 48mila Dna

next
Articolo Successivo

Sperimentazione animale e Ogm: per l’Italia in arrivo due multe dall’Ue

next