Dopo dieci anni di Facebook, social network, magnifiche e progressive sorti degli algoritmi, non sarebbe male scendere terra terra e cominciare a interrogarsi su un dualismo mediatico che fa acqua (sporca) da tutte le parti. Il mantra dice che la rete è buona, moderna, democratica; mentre la Tv è brutta, sporca, cattiva. E soprattutto vecchia.

E’ veramente così? Mai come ora è lecito dubitarne, soprattutto da parte di chi ha scelto il web come vessillo politico nel rapporto tra media e società. Negli anni Ottanta, gli anni della televisione, si versarono fiumi di inchiostro sui rischi della teledipendenza; ma ora ci accorgiamo che quella era una malattia infantile, a paragone di chi vive letteralmente incollato al proprio tablet, e in definitiva al proprio terminale narcisismo.

Possibile che un popolo bue di teledipendenti fosse diventato all’improvviso un corpo scelto di geniali attivisti del web? Poco probabile; infatti, dopo avere detto e ripetuto tutto il male possibile della famigerata Tv spazzatura, cominciamo ad accorgerci che anche il web produce spazzatura. Eccome. La stessa volgarità, la stessa miseria, la stessa malafede che avevamo osservato nella presa della Bastiglia da parte del video torna, moltiplicata per mille, e non risparmia chi nella rete ha investito di più, anzi. Il M5S, che ha più o meno l’età di FB, dopo avere celebrato il web come unica igiene del mondo si ritrova quasi ogni giorno a inciampare proprio negli ingranaggi dei fake, dei blog e degli streaming.

Intendiamoci, la Tv-spazzatura lotta e vive insieme a noi, mai stata tanto rigogliosa quanto oggi che la politica ha preso il posto del varietà; ma mentre la Tv ha sempre subìto la diffidenza e la stroncatura delle anime belle, Internet ne è rimasta immune, quasi fosse l’antidoto al veleno. Così la web-spazzatura cresce e tracima (l’affaire Boldrini è solo l’esempio più recente, e di sicuro non sarà l’ultimo), con l’aggravante che, siccome la rete è davvero più libera, la raccolta è del tutto indifferenziata.

Se la tv è l’inferno, come diceva Carmelo Bene, non è che il web sia il paradiso. Altro che antidoto. E’ invece il modo migliore per ricevere il colpo di grazia. Se il video ha berlusconizzato gli italiani, la rete offre a tutti la possibilità di avere la propria piccola Cologno Monzese con la sua piccola ribalta e la sua audience di follower da aumentare a ogni costo. La rete è una grande città dove si continua a costruire, ma dove mancano del tutto le fognature, i filtri: la grande monnezza è a cielo aperto, ed è pure impossibile stabilire chi l’abbia veramente depositata. Questa sì, sarebbe un’emergenza da affrontare, e senza troppo stupore.

L’invasione della web-spazzatura ci conferma per l’ennesima volta la bontà del teorema dello scrittore americano Thomas Sturgeon. A chi gli fece notare che il 95 per cento della letteratura di fantascienza era da considerarsi spazzatura, Sturgeon rispose che era vero. Verissimo. Però, aggiunse, a ben vedere anche il 95 per cento della letteratura è spazzatura, e anche il 95 per cento delle tesi universitarie, del cinema, delle canzoni… Insomma, è spazzatura il 95 per cento di tutto (inclusa la nostra stessa vita, sospettiamo), troppo comodo incaponirsi su una sola materia.    

Come era ingenuo trent’anni fa gridare al video satanico e corruttore, è ingenuo oggi gridare alla rete salvatrice dell’umanità. La rete deve innanzitutto pensare a salvare se stessa; personalmente, invece del prossimo social network, aspetto con ansia la prima discarica virtuale. “E’ stata scoperta la Tv, ma non è stato ancora scoperto come usarla”, osservò Achille Campanile negli anni Cinquanta; più o meno quello che oggi accade con Internet.

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