Se vuoi essere un poeta appoggia il tuo orecchio al suolo e ascolta il movimento della terra”. Il poeta beat Lawrence Ferlinghetti partecipa con queste parole, pronunciate in inglese,  al nuovo disco di Omar Pedrini, ex Timoria, che torna sulle scene in veste di solista con l’album Che ci vado a fare a Londra? – Storie dal Pianeta Blu, dalle sonorità rock, apparentemente ironico, leggero, ma che in realtà nasconde nel profondo un concetto di amarezza: “Non sono contro lo sviluppo o l’industria – spiega il cantante – ma spero che si riesca a cambiare e a metter fine a questo abbrutimento che inevitabilmente si ripercuote sull’uomo. Certo, è salita l’età media nella speranza di vita, ma viviamo molto male”.

E uno come Ferlinghetti, che a 94 anni scrive poesie come atto di insurrezione, è un po’ il deus ex machina del disco, il grande capo sioux che appoggia l’orecchio sulla terra e ascolta il lamento degli animali morenti. Impreziosito da alcune collaborazioni come quella con il gruppo folk inglese The Folks, con il rapper Kiave in Jenny (scendi al fiume), con Ron e Dargen D’Amico in Gaia e la balena e con i Modena City Ramblers nel brano che chiude il disco Nonna Quercia folkband, l’album si apre con Haka degli All Blacks ed è composto da 18 brani, di cui “14 sono storie ‘speciali’ di esseri umani normali. Se fosse un libro sarebbe una raccolta di racconti beat alla Gregory Corso o alla Raymond Carver. Storie di vita vissuta, di persone che ho incontrato durante i miei viaggi”. 

L’album esce dopo una lunga gestazione durata otto anni: “È un disco che avevo dentro da tempo,  ma che non riuscivo a realizzare. Ora che è uscito mi fa piacere ricevere molti attestati di stima, soprattutto dai vecchi fan dei Timoria. Un segno che sono rimasto sulla strada giusta.  E che ne è valsa la pena aspettare così tanto”. E alla domanda se ci sarà un giorno in cui i Timoria torneranno insieme, la risposta è perentoria: “No, assolutamente. I Timoria hanno fatto il loro tempo. Si è chiuso un cerchio lungo 12 anni. E poi, sai, ci sono due Timoria, per cui ci sarebbe anche da decidere su quali scegliere: la vecchia formazione in cui cantava Francesco Renga, che oggi non sembra voglia fare rock, e i nuovi, quelli di Sole Spento in cui canto io. E questi sì, potrebbero tornare insieme. Sono in tanti a tirarci per la giacca, cercando di convincerci a rimetter su la band. Però penso ci vorrebbe un’occasione particolare, un grande evento di beneficenza”.

È sincero Omar, anche quando spiega il perché di quel titolo Che ci vado a fare a Londra?: “Un giorno mi telefona un amico manager dicendomi che c’è Noel Gallagher a Firenze. Mi dice di andare con lui per consegnargli il mio cd con le canzoni nuove. Mi sentivo un po’ coglione… andare a 45 anni nel suo camerino per dargli il cd, era una cosa che mi faceva vergognare. Ma riesce a convincermi e così ci ritroviamo a parlare di musica con l’ex Oasis mentre beviamo birra. Eravamo così in sintonia che gli ho consegnato il cd. Passa un po’ di tempo, circa due mesi e mezzo, poi un giorno squilla il telefono. Ero a casa con la mia fidanzata incinta di 4 mesi, con pochi soldi in tasca, con un cuore che fa capricci (nel 2004 ha subito un aneurisma aortico, ndr) rimango col telefono in mano. Mi dicono che c’è il manager degli Oasis che vuole incontrarmi. Guardo Veronica (la fidanzata che ha sposato il 7 gennaio scorso, ndr) e le dico che vogliono che parta per Londra. Ma essendo senza soldi, con il biglietto da fare e l’albergo da pagare, alla mia età, non me la sentivo. Certo, vent’anni fa, sarei partito in bicicletta o avrei attraversato la Manica a nuoto con il cd tra i denti. Ma Veronica mi dice che è la mia grande occasione. È in quel momento che le ho detto: ma che ci vado a fare a Londra?”. Infatti il disco è andato a registrarlo a Manchester.

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