Se la bagarre di Montecitorio è avvenuta sotto gli occhi di tutti, confusione di pari livello riguarda il governo Letta, la maggioranza, il Pd e incidentalmente il futuro prossimo del Paese. Il presidente del Consiglio, dai Giochi olimpici di Sochi, promette: “C’è l’impegno per sbloccare la situazione della politica italiana. Ho fiducia nei vertici del Pd, assumerò un impegno dopo la consultazione con il capo dello Stato”. Esclude staffette come quelle dei tedofori di Sochi: “Nessun parallelo – dice – mi sono preso 24 ore di ossigenazione, il clima è perfetto, ottimo”. Letta aggiunge che “da lunedì” prenderà “l’iniziativa per sbloccare la situazione“. Di più: “La settimana prossima – scrive più tardi su Twitter – dopo essermi consultato con il capo dello Stato assumerò un’iniziativa per arrivare al nuovo patto sul programma”. La risposta di Renzi è sintetica, anzi fredda: “Benissimo, era ora. Adesso non ci rimane che aspettare”. Buttando così la palla, ancora una volta, nel campo di Letta.

Situazione che non è solo bloccata, ma completamente a soqquadro, nella quale ogni previsione pare destinata a essere smentita dopo poche ore. Lo stato dell’arte è più o meno il seguente. Da qui al 20 febbraio (giorno in cui è fissata la direzione nazionale del Pd su cosa fare del governo e con il governo) l’esecutivo deve trovare un modo per trovare nuova energia. Ufficialmente Matteo Renzi ha escluso qualsiasi suo ingresso a Palazzo Chigi in staffetta con l’attuale capo del governo. Diversamente – stando al racconto di quasi tutti i giornali – penserebbe invece in privato, come confermano diverse fonti a lui vicine. Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano resta naturalmente il vero dominus della gestione di un’eventuale crisi pilotata, ma figurarsi: è atterrito – dice il Corriere della Sera – non solo ovviamente dalle elezioni anticipate, non solo da un Letta bis, ma perfino da un rimpasto. Certo, è stato sollevato dal fatto che ci sono ancora dieci giorni di “trattative” all’interno della maggioranza e ancora di più all’interno del Pd. Sullo sfondo restano i molti “contro” e qualche “pro” di un eventuale impegno diretto di Renzi, il duello con Letta, il destino dell’Italicum, Silvio Berlusconi che un po’ si frega le mani perché di riffa o di raffa lui crede che ne uscirà di nuovo vincitore (nonostante condanne e espulsioni dal Parlamento). 

Il capo del governo dice di aver giudicato positivamente la riunione del Pd dell’altro giorno: “Mi fido dei vertici del mio partito e credo che questa iniziativa che assumerò dopo aver parlato con il capo dello Stato avrà effetti positivi, ma ne parleremo in Italia”. Ma sembra voler avvertire proprio Renzi: “So quanto il gioco di squadra sia fondamentale nello sport e nella sua organizzazione, ed è per questo che faccio il mio in bocca al lupo a Malagò”, dice il capo del governo sottolineando come “lo sport non è un ‘one man show‘ ma un gioco di squadra dove tante professionalità e persone giocano insieme”. Concetto sul quale insiste più volte, allargando il discorso all’intero Paese. “Per l’Italia – sostiene – non c’è possibilità di farcela con una logica top down. Le scelte calate dall’alto non funzionano, serve un gioco di squadra tra tutti gli importanti stakeholders”. Infine un giudizio sulla sua squadra di governo che, dice, “è molto coesa” e “ha sempre lavorato d’amore e d’accordo”. Poi, togliendosi un sassolino dalla scarpa, invita a considerare che “se fate paragoni tra questa e squadre di governo del passato, vi ricorderete fuochi d’artificio…”.

Ping-pong, quello tra capo del governo e segretario, che non piace al vicepresidente del Consiglio e leader del Nuovo centrodestra Angelino Alfano: “Il Pd, dopo il derby decennale D’Alema-Veltroni, adesso non può riproporre il Letta-Renzi, perché l’Italia – dice – non può attendere oltre”. Fatto sta che l’accelerazione che Palazzo Chigi vorrebbe imporre dovrebbe piacere proprio a Ncd, che insieme a Scelta civica, hanno ripetutamente chiesto al capo del governo di dare un segnale in questa direzione. “Letta Bis” o in alternativa “Matteo one”: sono queste le uniche due alternative possibili secondo ad esempio il segretario di Sc Stefania Giannini: “Ci vuole – spiega – un azzeramento della squadra di governo”. Ipotesi che però sia il Colle sia Letta non vedono di buon occhio: “Siamo coesi”, si difende il presidente del Consiglio, e il gioco di squadra è la stilettata rivolta al sindaco di Firenze “è fondamentale nello sport come in politica, dove il ‘one man show’ invece non serve”. Ma ufficialmente dal rimpasto si smarca anche Renzi: “mi fa venire le bolle, mi fa venire voglia di scappare via e – afferma puntando a rafforzare l’immagine di uomo pragmatico – di tornare a Firenze in mezzo alla gente”. Che il governo sia a “un tornante decisivo” è anche quanto mette in evidenza la minoranza del Pd che via web torna a chiedere “una svolta” ma anche sottolinea la necessità di “un pieno coinvolgimento del partito. Dobbiamo scegliere – scrivono su un post, tra gli altri, Stefano Fassina e Alfredo D’Attorre – e una chiara scelta politica è premessa per il programma”. In attesa della direzione clou del 20 febbraio (quando il Pd potrebbe essere chiamato a scegliere se cambiare passo e togliere l’appoggio all’esecutivo), intanto per Letta e Renzi si apre il secondo atto sulla legge elettorale, all’esame dell’Aula di Montecitorio da martedì 11, e che sarà la prova del nove dell’intesa sull’Italicum sia tra i partiti sia all’interno dei Democratici. “Mi accusano di aver scritto le regole con Berlusconi ma noi scriviamo le regole insieme – insiste Renzi – per poi batterlo”.

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