Spingi l’interruttore ed ecco si accende la luce; attacchi la presa ed ecco, frigo, freezer, lavatrice, lavastoviglie, televisione, computer, tutto funziona a meraviglia. Giri una levetta ed ecco la casa è calda alla temperatura giusta. Apri un rubinetto ed ecco che esce acqua potabile pronta da bere, ma volendo, anche calda per fare una doccia.

Scendi di casa, giri la chiave ed ecco l’ automobile, ruggente, pronta a partire.

Nella nostra civiltà (ma non in tutto il mondo, ricordiamocelo) queste sono certezze quotidiane di cui nemmeno ci rendiamo conto. Diamo per scontato che una cosa funziona, spesso senza neanche sapere come è fatta e cosa c’è dietro. Non pensiamo, per esempio quando facciamo il pieno, da dove viene la benzina, come è estratto il petrolio, men che meno come si è formato o se qualche militare in “missione di pace” fa la guardia per consentirci di girare in auto.

E nemmeno quando accendiamo la luce o uno dei tanti, ed a volte inutili elettrodomestici, ci chiediamo da dove venga l’energia e come sia stata prodotta. Per esempio, chi sa che per ogni kWh consumato ( una carica di lavatrice) indirettamente si bruciano 150 g di petrolio o quasi mezzo kg di inquinante carbone?

L’ importante è che acqua, elettricità e benzina siano sempre disponibili. Ma sarà sempre così? La nostra civiltà così perfetta, non è altrettanto fragile ed attaccabile?

Ma vediamo cosa sta accadendo in Italia; sì in Italia, non in Bangladesh.

Cortina, la perla delle Alpi e buona parte del Cadore, per giorni sono stati senza corrente elettrica a causa di una intensa nevicata; e in questi giorni la situazione si è ripetuta. Cosa ha voluto dire per i residenti ed i turisti?

Gli impianti di riscaldamento non funzionano, buio, frigo e freezer spenti, niente radio, televisioni, computer, niente ricarica dei cellulari (pare fosse questo il problema maggiore per molti, più che il freddo, luci spente a casa e fuori). Poi cose quasi buffe, emblema della nostra dipendenza dall’elettricità anche laddove non è necessario, per comodità (o pigrizia?) o per moda, dagli apriporta e cancello elettrici (senza un valido meccanismo alternativo manuale) alle tapparelle elettriche, per non parlare delle “ecologiche” moderne stufe a pellets, che funzionano solo con la corrente elettrica!

Insomma, tutti al freddo, al buio e senza comunicazioni. Con caccia a fiammiferi, torce, batterie, candele e perfino ceri da chiesa o lumini da cimitero.

Zona a nord di Modena, colpita da un’alluvione causato da intense piogge che hanno provocato il cedimento di un argine, una situazione che pochi si aspettavano, anche se le previsioni annunciavano la pioggia. Nessuno poi ha spiegato prima, alla popolazione, cosa è successo in passato nei nostri territori e i pochi che mettevano in allarme erano tacciati di cassandre catastrofiste.

Cosa ha voluto dire?

Per quanto riguarda l’energia elettrica, le stesse cose che a Cortina, con in più il singolare via vai di gommoni dei VVF per ritirare i cellulari, caricarli e restituirli; insomma, il freddo si sopporta, ma senza cellulare, SMS, facebook non si vive, perché è da lì che arrivano le notizie. Ma mentre là le auto erano solo coperte di neve e le strade bloccate, qui, molte auto sono state messe fuori uso anche definitivamente dall’ acqua e dal fango.

Quindi, sia a Cortina che nella bassa modenese si è sperimentato cosa vuol dire vivere senza auto: niente lavoro, niente spesa, niente figli accompagnati a scuola, niente visite mediche; insomma immobilità quasi totale in un paese che ha ridotto al minimo il trasporto pubblico a favore della mobilità automobilistica privata.

Va detto che la popolazione, gli emiliani che tengono botta, si è attivata e arrangiata, per sopperire alle mancanze delle istituzioni. Il car pooling è nato senza bisogno di essere finanziato da progetti europei, senza APP che fanno incontrare esigenze di sconosciuti, senza consigli di amministrazione e consulenze che si mangiano buona parte dei finanziamenti, ma semplicemente, come si è sempre fatto, dallo spirito di comunità e dall’amicizia. Qualcuno è tornato all’autostop, altri si sono resi disponibili nel tempo libero. Non un amministratore pubblico che abbia proposto di istituire, nell’urgenza, servizi di navette o bus. Eppure, si fa ai convegni, agli eventi sportivi, perfino alle conferenze del clima in poco tempo si organizzano reti di bus per i delegati. Ma non si fa per gli alluvionati o i colpiti dalle catastrofi. E neppure nessun amministratore che abbia messo a disposizione di chi ne aveva bisogno la propria auto blu, mentre le si vedono bellamente parcheggiata in piazza Mazzini, in piazza Grande e davanti al duomo.

E’ positivo che la gente si auto-organizzi, ed anche necessario, ma è penoso vedere anche in questo campo l’assenza delle istituzioni.

Comunque, i recenti fatti di Cortina e della bassa modenese sono stati una piccola ma significa prova per dimostrare quanto la nostra società sia tanto perfetta quanto fragile. Qualcuno dirà che l’Italia è allo sfascio, e forse è vero, ma situazioni simili sono successe con una grossa alluvione a Toronto o con le tempeste di neve o gli uragani a New York.

Insomma, tenere in casa qualche pila, qualche candela, torcia, batterie, una radio portatile e qualche scorta di viveri, compreso qualche bottiglia d’acqua, non è poi una cattiva idea. Del resto black out elettrici, di gas o acqua sono sempre possibili, non solo nelle catastrofi ma anche per guasti, per tensioni sociopolitiche magari lontane, per la mancanza di manutenzione delle reti, tipica delle società in declino.

Anche nella nostra perfetta società può succedere di tutto, ma dobbiamo e possiamo aumentare la nostra “resilienza” ovvero la capacità di subire shock senza (possibilmente) collassare come capitò all’impero Romano o ai Maya. E questo è ancora in mano ai cittadini.

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