L’evasione, con sparatoria e morto a Gallarate, innesca l’ennesima polemica politica. “Mi ha colpito analisi del procuratore Gratteri. Con la videoconferenza avremmo evitato assalto, morti, evasione” ha scritto su twitter il segretario del Pd Matteo Renzi riferendosi alle parole, riportate da alcuni quotidiani, del procuratore di Reggio Calabria Nicola Gratteri, secondo il quale se ci fosse stata la ‘videoconferenza per i detenuti di alta sicurezza’ non ci sarebbe stata l’evasione . 

L’assalto riapre il dibattito sulle videoconferenze, una misura che abbatterebbe anche i costi. Una convinzione, questa, condivisa dal capo del Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria, Giovanni Tamburino. “Già da molto tempo – spiega Tamburino all’Adnkronos – il Dap ha formulato ipotesi di potenziamento delle videoconferenze. Un sistema che funziona da anni per i detenuti sottoposti al regime del 41 bis, e ha dato buona prova perché non compromette affatto le esigenze della difesa. Anzi – fa osservare il numero uno del Dap – se realizzato con tecnologie appropriate, il sistema delle videoconferenze può aumentare il livello di garanzia perché consente la registrazione. Dunque il magistrato ha a sua disposizione una documentazione formidabile che non si ha nelle normali audizioni”. “Non bisogna avere paura del progresso e della tecnologia -sottolinea Tamburino – soprattutto se si vuole avere una giustizia più veloce e anche più economica, perché con il sistema delle videoconferenze si risparmiano anche i soldi per le traduzioni: per un detenuto ritenuto pericoloso servono 4 o 6 persone. Se invece si tratta di un detenuto sottoposto al 41 bis, di agenti penitenziari ne occorrono 8. E oltre alle spese per gli spostamenti, c’è il problema della sicurezza, con l’incolumità di queste persone, e anche di terzi, esposta a rischi”. 

“Il sistema delle videoconferenze – sottolinea Tamburino – è senza dubbio la direzione da percorrere, anche perché rientra già nelle buone prassi europee”. Quanto all’evasione di Cutrì, “il Dap segue costantemente il caso. Abbiamo manifestato al personale tutta la nostra vicinanza e solidarietà per il rischio gravissimo a cui sono stati esposti”. “Vorremmo che anche da questo caso – prosegue il capo del Dap – si capisse quale è la delicatezza del lavoro affidato al personale della polizia penitenziaria”. “Rispetto ai fenomeni di criminalità – conclude – se è vero che bisogna evitare strumentalizzazioni allarmistiche, è tuttavia fondamentale avere sempre una grandissima attenzione. L’imperativo è quello di sempre: mai distrarsi”.

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