Nel 2014 la Regione Toscana pagherà circa 4,6 milioni di euro per i vitalizi di ex consiglieri regionali, ex assessori o relativi familiari aventi diritto, in seguito a decesso del politico. Il tesoretto che fuoriesce dalle casse regionali è di 382mila euro per il solo mese di gennaio: la lista dei 157 beneficiari è stata pubblicata online. 46 di loro sono eredi. A far registrare gli importi più alti sono Stefano Passigli (in Regione dal 1975 al 1992 per il Pri) e Pietro Ralli (a Firenze dal 1970 al 1990 tra i banchi della Dc) con 5.133 euro, seguiti da Tito Barbini (ex Pci) con 4.889 euro e Fabrizio Geloni, esponente dello scudocrociato, con 4.619 euro.

Nell’elenco diramato dalla Regione ci sono anche 15 esponenti che beneficiano del vitalizio da parlamentare. La speciale hit è guidata da Passigli (in Parlamento dal 1992 al 2006) che cumulando i due assegni supera quota 10mila euro, seguito dall’ex An e Pdl Riccardo Migliori (in Regione dal 1983 e dal 1996 al 2013 in Parlamento) e dall’ex Pci Michele Ventura (nove anni a Firenze e poi a Roma fino alla scorsa legislatura). Tra chi beneficia del doppio vitalizio (circa 6500 euro complessivi) c’è anche Francesco Bosi, in consiglio regionale dal 1990 al 1996 e poi in Parlamento con Ccd e Udc come sottosegretario alla Difesa fino al 2013. Non sarebbe opportuno rinunciare ad almeno una parte della cifra (legittimamente) ricevuta? “La somma che mi viene erogata è il risultato di anni di un complesso lavoro in Regione e in Parlamento, ma soprattutto è un adeguato compenso per una lunghissima gavetta. Ho fatto politica per molti anni senza guadagnare neanche una lira”. La sensazione è che la posizione di Bosi sia condivisa dalla stragrande maggioranza degli altri politici.

Per i futuri consiglieri regionali però la musica cambierà notevolmente. La lista dei beneficiari dell’assegno erogato con le attuali modalità (con soli 5 anni in consiglio regionale e un accantonamento del 17% sulla retribuzione ottenuta si ha diritto a un vitalizio mensile di circa 1400 euro) continuerà a ingrossare fino al 2015, poi stop: con la nuova legislatura regionale, il vitalizio sarà infatti cancellato e i politici potranno ricevere soltanto un assegno calcolato sulla base del sistema contributivo. Niente più assegno a vita, niente più squilibri tra quanto si è realmente accantonato e quanto si riceverà al termine del mandato: chi ha ad esempio preso parte a una sola legislatura riscuoterà al suo termine soltanto per cinque anni di attività e soprattutto per quanto è stato effettivamente versato.

Ma dalla maggior parte degli attuali 55 consiglieri regionali che hanno approvato la legge a fine 2011 non c’è traccia di volere rinunciare al vitalizio prima del tempo. La proposta era stata lanciata nei mesi scorsi dal consigliere Marco Manneschi dell’Idv, che si propone come il primo. Ancora non è chiaro se altri consiglieri seguiranno il passo di Manneschi. Si tratta ovviamente di una scelta facoltativa e personale. Stefania Fuscagni, consigliera di Forza Italia, contesta “la troppa enfasi sulla questione vitalizi”, anche alla luce “di ciò che avviene in altre realtà”. Si dice perciò favorevole soltanto “a una progressiva riduzione del vitalizio, senza strappi”. Fuscagni comunque precisa: “L’abolizione è sacrosanta”. Anche il consigliere del Pd Ivan Ferrucci frena: “Sul taglio dei costi della politica stiamo già facendo la nostra parte. Non mi sembra poco aver approvato la cancellazione del vitalizio e la riduzione, anch’essa a partire dal 2015, del numero dei consiglieri da 55 a 40”. Senza contare – prosegue il reggente del Pd toscano – che il diritto all’assegno “scatterà non più a 60 anni bensì a 65”. Poi conclude: “La Toscana è una delle regioni che ha tagliato maggiormente i costi della politica. Mi auguro che anche in altre parti d’Italia si faccia altrettanto”. 

Articolo Precedente

I misteri del tesoro di Matteo Renzi, quattro milioni e associazioni opache

next
Articolo Successivo

De Rosa e deputate Pd, quindi, morale: tra le donne Pd e la Carfagna nessuna differenza?

next