Il Governo presenta il Piano digitale di Caio e il vice ministro Catricalà annuncia la gara delle frequenze. Se ci svegliassimo oggi non potremmo che dire che qualcosa si muove nella palude del sistema delle comunicazioni. Purtroppo e come al solito non è così. Il Piano Caio, con le annesse roboanti slide, sostanzialmente ci dice che l’Agenda digitale italiana si svilupperà se il Governo farà qualcosa.
Letta, presente per l’occasione, ripete con qualche inesattezza i propositi di sempre. In sostanza, poco o nulla di concreto.

Telecom annaspa, la sua rete, fondamentale per lo sviluppo del paese, resta ferma, mentre nel resto d’Europa i principali operatori sono impegnati nello sviluppo della fibra ottica. Gli italiani continuano ad avere un rapporto con le tecnologie, soprattutto con internet, quasi da nazione in via di sviluppo (le statistiche ci inchiodano costantemente a questo dato), la telefonia mobile di nuova generazione stenta a partire, ingolfata dalla scarsità di risorse e dalla mancata liberazione delle frequenze occupate dalla televisione. La pubblica amministrazione, tranne rare eccezioni, latita nell’uso “facile” della rete.

Eppure, Obama nell’ultimo discorso sullo stato dell’unione ha fatto ampio riferimento alle opportunità offerte dalle tecnologie e al ruolo delle compagnie di settore. Ha cioè messo al centro della sua azione anche un tema che i nostri politici nella migliore delle ipotesi orecchiano. Ma tant’è. Noi abbiamo l’ennesimo piano (Caio) e l’ennesimo “vedremo e faremo”.

Capitolo ancora più inquietante quello delle frequenze. Sembrava che con la legge approvata dal Governo Monti qualcosa sarebbe successo. Ed invece anche qui nulla. Da anni (2009) l’Italia rimpalla con Bruxelles la chiusura della procedura di infrazione contro la legge Gasparri(quella vergogna di cui non parla più nessuno). L’Agcom dovrebbe fare la disciplina di gara ma continua a giocare a rimpiattino con la Commissione. Quest’ultima continua a respingere al mittente le ipotesi degli italiani ritenute ancora elusive delle regole sulla concorrenza. Il Governo per parte sua non si sbraccia e finisce per favorire questo continuo cambiamento delle regole per l’asta delle frequenze che ormai costituisce un dossier imbarazzante per detta dello stesso Commissario Almunia.

Intanto a Mediaset è stato assegnato il quinto mux (quello nato originariamente per fare TV sui telefonini) e così la gara sarà ancor più incerta quanto al risultato economico per le casse dello Stato. Ma si sa, toccare il tema delle frequenze non è possibile. Enormi interessi impediscono di sfruttare tecnologicamente ed economicamente questo immenso patrimonio. Così fa “sorridere” quando Caio, con Letta presente, indica nelle connessioni mobili (quelle che usano le medesime frequenze) il futuro dello sviluppo infrastrutturale.

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