Quello dalla “testa a forma di partito” riparte dalla democrazia partecipata. E i pionieri del “liquid feedback”, il Partito Pirata, lo seguono. Valentino Tavolazzi, il primo espulso via blog della storia del Movimento 5 Stelle, si presenterà alle elezioni comunali di Ferrara a maggio con la sua lista Progetto per Ferrara, anch’essa cacciata dalla galassia grillina. “Da tempo – conferma Tavolazzi – avevo lanciato la proposta di una coalizione di civiche per battere il Pd a Ferrara e i pirati avevano subito appoggiato l’idea”. Chi ancora non l’ha fatto, e visti i feroci contrasti passati nemmeno lo faranno, sono i Cinque Stelle. Vuoi per via del fin troppo esplicito tweet del Beppe nazionale (“Il M5S non appoggerà alle comunali nessuna lista locale”), vuoi perché nel capoluogo estense gli stessi grillini sono divisi in almeno tre correnti. A contendersi il marchio che potrebbe lanciare la lista al ballottaggio (la maggioranza di centrosinistra difficilmente farà man bassa di voti al primo turno) sono i Grilli estensi, storico meet up nato nel 2006, Ferrara in Movimento (fondato da uno dei fuoriusciti di Progetto per Ferrara) e Cittadini 5 Stelle, appena costituito da Davide Vitali, a sua volta espulso dai Grilli Estensi.

Il rischio, quindi, è una corsa in solitaria contro percentuali di entrata in consiglio certamente più alte rispetto a cinque anni fa. Se allora bastò un abbondante 3%, questa volta la soglia per ottenere un seggio in municipio si alzerà verso il 5%. Ma Tavolazzi non è nuovo a battaglie contro i mulini a vento. Licenziato senza giusta causa dal ruolo di city manager dal precedente sindaco Gaetano Sateriale, ingaggiò crociate contro Hera (“il vero decisore nel Comune di Ferrara”), contro l’inceneritore, la Turbogas, il trasferimento dell’ospedale a Cona, i contratti derivati e, ultima in ordine di tempo, la nuova centrale geotermica da insediare accanto al parco urbano.

E questa volta è convinto che non sarà solo. “Oltra a quella dei Pirati, aspettiamo anche l’adesione di altre civiche e movimenti, come il comitato contro la geotermia e i No Triv” (contro le trivellazioni, ndr) prosegue Tavolazzi, che però non si sbilancia sulla sua candidatura. Tutt’altro. “Preferirei non dover essere io lo sfidante di Tagliani (l’attuale sindaco Pd, ndr); all’interno di Ppf stiamo per scegliere la figura che ci rappresenterà attraverso votazioni e assemblee”.

Una scelta dal basso che fu tra i motivi di dissidio con Grillo dopo il convegno di Rimini e che ora diventa per Tavolazzi la bandiera della trasparenza da sventolare in faccia al guru genovese. “Il M5S ha dimostrato di essere quello che paventavo già nei primi mesi del 2012 – riflette il consigliere ferrarese – Non è un movimento, avendo tradito i principi cardine del non statuto, ma un’operazione fortemente accentrata su due persone che non sono disponibili a far crescere la democrazia interna, negando in questo modo lo sviluppo di una possibilità di cambiamento”. Tutto protesta e niente proposta in sostanza. Questa l’analisi di Tavolazzi, che non boccia però quanto fatto dai “pentastellati” fino ad oggi. “Finora abbiamo visto una massiccia operazione di fiato sul collo, che dai consigli comunali si è spostata in parlamento, con una meritoria operazione di denuncia della corruzione e degli sprechi nel Paese, ma è mancata una funzione propositiva, una alternativa da perseguire”.

Inutile chiedere di chi sia la colpa. “La grande delusione per una promessa mancata è tutta nel vedere come è stata gestita la sceneggiata delle parlamentarie, o quella dei sondaggi on line sulla riforma elettorale non verificabili. La vera partecipazione è un’altra. Basterebbe una piattaforma di liquid feedback come quella del Partito Pirata, sicuramente più credibile di una piattaforma di proprietà privata di un cittadino di nome Casaleggio”.

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