Cos’hanno in comune località dell’Emilia Romagna come Goro, Solarolo, Cavriago, Roncocesi e Zocca? Fino ad oggi poco o nulla, ma tra qualche mese saranno ritratti in primissimo piano in “Paese mio”, il film del regista bolognese Riccardo Marchesini girato on the road sui luoghi d’origine di cantanti emiliano romagnoli come Zucchero, i Nomadi, Milva, Laura Pausini e molti altri.

Il film prodotto dalla Giostra Film che ha come sottotitolo “Storie di piccoli centri e grandi cantanti dell’Emilia Romagna” è stato presentato in forma ufficiale con la partecipazione dei veri protagonisti dell’opera: la band Palco Numero Cinque, cinque giovani under 30 che abitano nelle frazioni sparse della bassa bolognese tra Molinella e Budrio, i fab five che guideranno lo spettatore tra i piccoli paesi luoghi di nascita dei big della musica italiana. “Li ho scelti tra decine di band della regione”, spiega Marchesini, “con loro facciamo una panoramica delle località dove sono iniziate le brillanti carriere dei grandi nomi della musica emiliano romagnola di ieri e di oggi, grandi nomi raccontati da chi li conosceva prima della notorietà: amici del bar, compagni di scuola, fidanzati e fidanzate, parenti, maestri di musica. I Palco Numero Cinque visitano tutti questi luoghi e ogni volta che fanno tappa in un paese suonano nella piazza principale una cover dell’artista omaggiato”.

Ecco allora Zocca e Vasco Rossi, Solarolo e Laura Pausini, ma anche Novellara per i Nomadi, Cavriago per Orietta Berti e Ligonchio per Iva Zanicchi: “Il paese più incredibile è sicuramente Roncocesi dov’è nato Zucchero”, continua il regista che ha collaborato su alcuni set di Pupi Avati, “il far west più accogliente dell’Emilia: 4 case a destra, 4 a sinistra e la chiesa. Invece Goro, dov’è nata Milva più di 50 anni fa era un paese poverissimo che viveva solo di pesca. Poi ci sono luoghi che si sono trasformati industrialmente come Sassuolo, la patria di Nek, oggi perfino con una squadra di calcio in serie A”.

In sottofondo l’arte musicale emiliano romagnola che dal dopoguerra ad oggi ha prodotto le tendenze più eterogenee, dal liscio di Casadei al rock di Vasco e dei Cccp, fino al progressive degli Area e ai mille rivoli poetici del cantautorato di Guccini, Dalla &co.: “I cantanti sono talmente abituati a farsi belli davanti a chi li intervista che omettono dettagli interessanti. Per questo ho voluto che a raccontarli fosse chi li conosceva: penso agli amici del bar che prendono in giro Ligabue perché si tingeva i capelli e all’inizio cantava brani in cui si parlava di vacche e mucche; l’autista di Orietta Berti che come lavoro trasportava formaggi; i collaboratori dei Nomadi che dovevano prendere a cazzotti le ragazze che affollavano i camerini della band di Carletti per andarci a letto”.

70mila euro di budget (“20mila dalla Regione per essere arrivati primi regolarmente nel bando”), riprese che finiranno in estate, un cd pronto per i Palco Numero Cinque coprodotto dal Mei di Sangiorgi, e una bizzarra forma di appello per avere qualche agevolazione sui diritti d’autore dei big: “Non faccio nomi, ma pensavo fosse più facile avere i grandi della musica anche solo pochi minuti davanti alla macchina da presa. Tra loro c’è una rivalità pazzesca, inimmaginabile. Se si riesce ad averne uno, poi l’altro lo segue. Hanno uffici stampa addestrati a non ascoltarti e successivamente un management che non brilla per simpatia. Peccato perché se partecipassero tutti darebbero visibilità ad un progetto che mette in primo piano e aiuta una giovane band ad affermarsi”.

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