Politiche, europee, regionali e referendum: tutti appuntamenti elettorali che fruttano ai partiti un tesoretto sotto forma di finanziamento pubblico. La riforma dei rimborsi elettorali è ancora in fase di discussione: la Commissione Affari costituzionali del Senato sta esaminando il disegno di legge di conversione del decreto-legge 149/2013. Nella seduta del 22 gennaio, la presidente Finocchiaro ha comunicato che il senatore Maran ha rinunciato all’incarico di relatore. Poi il testo dovrà tornare a Montecitorio. Secondo Openpolis, dal ’94 a oggi sono stati “erogati 2,7 miliardi di euro” e al netto delle spese sostenute è rimasto nelle casse dei partiti “1,9 miliardi di euro”. Una cifra aggiornata , rispetto a quella che Il Fatto Quotidiano aveva calcolato su un arco temporale di 15 anni.

Mentre aumentano rispetto al 2012 i finanziamenti da privati a partiti, la questione dei rimborsi elettorali sarà forse risolta nel 2017. La vicenda ha radici lontane: nell’aprile 1993 i Radicali proposero l’abrogazione del finanziamento pubblico dei partiti e il 90% degli italiani si disse favorevole. Nel dicembre di quell’anno, però, il Parlamento votò la prima legge sul rimborso elettorale. Venne calcolato con una moltiplicazione, quella del numero degli iscritti al censimento per la cifra di 1.600 lire. Risultato: alle politiche del marzo 1994 i partiti ricevono quelli che oggi sarebbero 46 milioni di euro.

Articolo Precedente

M5S, sondaggio online: “Vota l’atto più grave di Napolitano”

next
Articolo Successivo

La vignetta del giorno: Telefona a casa B

next