Se si digita su un motore di ricerca qualsiasi, la frase “disagi e/o proteste dei pendolari” in tedesco Pendler, in francese navetteurs e in inglese commuters compaiono molte notizie. Si scopre che i pendolari protestano un po’ ovunque, anche se per motivi diversi.

In Inghilterra, soprattutto per l’aumento dei prezzi dei biglietti, in Germania per lavori che si prolungano di un mese e per i risarcimenti dovuti alla soppressione temporanea di una fermata, lì se i ritardi superano un’ora, il biglietto è rimborsato! In Francia non ci sono molte notizie, forse le cose vanno meglio oppure i pendolari non sono organizzati, ci sono numerosi siti delle società di trasporto dedicati ai servizi per i pendolari.

Se digitiamo “ i disagi e/o le proteste dei pendolari in Italia” vengono fuori caterve di notizie, comunicati, articoli, siti di comitati pendolari, ce ne sono in ogni provincia, perfino in ogni tratta si può dire, perché non ce ne sono o quasi che funzionino degnamente.

Il nostro Paese è diventato l’inferno dei viaggiatori locali, quei poveri disgraziati-e, che per studio, per lavoro, per curarsi e per qualsiasi ragione, devono prendere quotidianamente il treno per raggiungere le rispettive destinazioni.

Ci sono zone del Paese, ovviamente in particolare al Sud, dove sono state chiuse centinaia di stazioni locali, soppresse migliaia di treni con una furia destrutturante degna di Attila, “dove passa il mio cavallo, non cresce più l’erba”, “dove arriva Moretti (AD RFI) non passa più un treno”.

Le ragioni di questa situazione sono ovviamente tante e complesse. La scelta strategica e assoluta di Trenitalia di puntare tutto sull’alta velocità, la regionalizzazione dei servizi ferroviari in mano a società locali, non attrezzate e non ben gestite, la mancanza di fondi e soprattutto la scelta netta di tagliare ogni servizio che rappresenti un ‘costo’ ritenuto eccessivo o superfluo. E’ molto più semplice e comodo, scaricare il costo del trasporto sui singoli, quindi usate le vostre auto e non ci rompete….

Cosa importa se l’auto determina ingorgo, inquinamento e incidenti? Cosa importa se la gente non ha più i soldi per cambiarsi l’auto e molte volte nemmeno per rinnovare l’assicurazione o fare la puntuale manutenzione? Sono problemi dei singoli, io Regione o Comune (le Province tra poco saranno defunte, forse), ti faccio il nastro d’asfalto, anzi guarda te ne faccio tanti, puoi girare come vuoi e quando vuoi, ti faccio l’autostrada, la superstrada, la variante, le rotonde, puoi divertirti come Manuel Fangio a girare intorno per andare ovunque ma non stare a chiedermi il treno, quello te lo devi scordare.

Naturalmente dietro di queste scelte ci sono le imprese di costruzioni, che sono quelle che comandano davvero la politica in ogni partito o sottogruppo, in ogni regione e nello Stato, ci sono le imprese che fanno l’asfalto, ci sono i cavatori che stravolgono i corsi dei fiumi a cavar pietre che valgono oro, e ci sono, anzi c’è l’Industria Automobilistica, l’unica in Italia, in effetti, non c’è quasi più, però chissà perché continua a imperare.

Ci si riempie tanto la bocca di Europa, che dobbiamo restarci a testa alta, ma in realtà abbiamo le “pezze al culo” dal punto di vista dei servizi di mobilità, rispetto agli altri paesi, perfino di quelli più piccoli e deboli. Noi abbiamo il degrado, l’incuria, abbiamo privatizzato le stazioni per metterci sale bingo e non curarsi se la gente ci sta con disagio ad attendere ore treni che non arrivano mai in orario, o non arrivano più.

In Emilia Romagna, dove le cose vanno male lo stesso anche se un po’ meno che da altre parti, si farà una gara europea per assegnare la gestione dei servizi ferroviari regionali: non mi chiamate traditore della patria, se spero fortemente che la vinca una delle società d’oltralpe che concorreranno, potrebbe essere finalmente la volta che un servizio fondamentale raggiunge quegli standard di qualità che noi ci sogniamo.

Sarebbe molto importante, anche in vista delle prossime elezioni europee, se i diversi comitati pendolari, decidessero di organizzarsi, di mettersi in rete per unire le forze contro lo smantellamento della rete ferroviaria che è l’obiettivo dei partiti al potere in maggioranza come all’opposizione.

Guarda il docu-film ‘La vita è un treno’

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