I luoghi da visitare non mancano: c’è il ristorante degli Artisti, dove fino a qualche anno fa il clan Muto di Cetraro reinvestiva il denaro proveniente da usura e estorsione, c’è Rivabella di Rimini, oggi nota anche come l’ex residenza del boss Francesco Vallefuoco, e c’é quel bar di Miramare in cui un imprenditore venne quasi dato alle fiamme perché non aveva restituito del denaro preso in prestito da alcuni usurai. Simboleggiano “la colonizzazione mafiosa nella Riviera romagnola” le tappe dove passa il pullman del Riviera Mafie Tour, un’iniziativa ideata dal Gruppo Antimafia Pio La Torre di Rimini “per consentire alle persone di vedere con i propri occhi i luoghi che testimoniano il radicamento della criminalità organizzata sul litorale adriatico, in quel triangolo di terra che va da Cesenatico, a San Marino, a Cattolica. Un tour vero e proprio, che il 25 gennaio ha visto la propria data zero, una sorta di “prova generale prima che l’iniziativa venga aperta al pubblico per testare percorso e tempistiche”, e che a bordo di un pullman vorrebbe accompagnare cittadini e studenti, genitori e figli, là dove la mafia operava, “entrando dove possibile, o guardando dall’esterno – spiega Davide Vittori dal Gap di Rimini – i beni sequestrati alla criminalità organizzata nel corso delle operazioni tese a contrastare il fenomeno”. Operazioni come Vulcano, Mirror, Criminal Minds, Staffa.

Video di Giulia Zaccariello

“Molto spesso si sente parlare della mafia solo attraverso i nomi di quegli eroi che hanno sacrificato la vita per combatterla – racconta Vittori – ma non ci si rende conto di quanto questa presenza ingombrante e pericolosa sia vicina a noi, alle nostre case. Invece esiste e riesce a intercettare facilmente tecnici, professionisti e avvocati, i cosiddetti ‘colletti bianchi’, che le pur non essendo mafiosi loro stessi, la agevolano, consentendole di affondare con ancor più forza le radici nella nostra terra”.

Il tour parte da Bellaria – Igea Marina, dall’ingresso del Ristorante degli Artisti, che nel 2009 venne sequestrato dalle forze dell’ordine nel corso dell’operazione Coffee Break – Cartesio perché utilizzato da una cosca della ‘ndrangheta, i Muto di Cetraro, per reinvestire il denaro proveniente da usura e estorsione. Un locale ancora chiuso, “i procedimenti burocratici per l’assegnazione dei beni confiscati alla mafia richiedono in media 10 anni”, spiega Vittori, ma che colpisce proprio per la sua posizione: tra i palazzi, in mezzo alla città. Poi il pullman, che per la giornata di prova è occupato solo da volontari e da un gruppo di studenti dell’Istituto Molari di Santarcangelo di Romagna, percorre la statale, passa accanto a quartieri residenziali, locali notturni, bar, ristoranti. “Non sempre è possibile entrare negli edifici sequestrati e confiscati” spiegano i volontari dell’associazione ai 54 passeggeri della prima giornata di tour, tuttavia l’elenco di insegne finite sotto la lente d’ingrandimento delle forze dell’ordine attorno a cui si snoda il percorso organizzato dai volontari del Gap, è lungo.

Attraversando da nord a sud il cuore della Romagna “contaminata” si incontrano i night club, tutti recentemente sequestrati, Pepe Nero, La Perla e Lady Godiva, teatro di fatti di usura, estorsione e lotte di potere tra organizzazioni criminali, c’è il bivio che porta a San Giuliano Mare, dove 30 anni fa, nel corso di un conflitto per il controllo delle bische clandestine, il boss siciliano Calogero Lombardo venne ucciso da Angelo Epaminonda detto il Tebano, e poi c’è l’hotel Mutacita di Miramare, tassello di quel lento ma sistematico radicamento di una criminalità che in Riviera cerca società da acquisire per riciclare il denaro derivante da traffici di droga e armi, un’altra delle tappe previste dal tour organizzato dal Gap. “Questi luoghi dimostrano che non è più possibile parlare di infiltrazione – sottolinea Patrick Wild del Gruppo Pio La Torre – come dice il giudice Piergiorgio Morosini non solo ‘infiltrazione’ è un termine desueto, ma è anche offensivo perché dipinge la Riviera come un luogo virtuoso, che resiste. Ma in Riviera, terra appetibile per la mafia proprio per la sua collocazione geografica, tra le rotte balcaniche dove circolano droga e armi e centri come Bologna e San Marino, esiste anche un tessuto imprenditoriale che cerca la criminalità organizzata per risolvere i propri problemi”.

Ed è per questo che il Gap vuole rendere il Riviera Mafia Tour un appuntamento fisso, aperto a tutti, a partire dalle scolaresche: “Per attaccare, nel nostro piccolo, questa presenza oscura e violenta che fino a pochi anni fa anche gli amministratori locali ignoravano, o fingevano di ignorare – sottolinea Wild – e perché conoscere serve a comprendere, a segnalare. In questo la partecipazione delle scuole è importante: la scuola é dove i giovani imparano e si formano, ed é importante che sappiano cos’è la mafia. Come ricordava il giudice Antonino Caponnetto, del resto, la mafia teme la scuola più che la giustizia”.

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