La puntata di Otto e Mezzo con il Presidente del Consiglio Enrico Letta fa arrabbiare, e non poco, Asati, l’associazione dei piccoli azionisti Telecom, che, per il tramite del suo presidente Franco Lombardi, prende carta e penna e indirizza al Premier una missiva durissima.

“Tra le varie cose che Lei ha ancora una volta annunciato di fare – afferma Asati – non manca ovviamente l’attuazione dell’Agenda Digitale, ancora una volta affidata all’ennesimo studio che resterà esercizio di stile fino a quando non sarà riconosciuto che un piano di sviluppo concreto potrà prendere il via solo quando la Agcom italiana e chi la deve indirizzare politicamente si renderanno conto che il suo compito non è solo rivedere le tariffe al ribasso ma bensì trovare un giusto equilibrio tra tutela dei consumatori e remuneratività degli investimenti”.

Asati si dice “sorpresa” per il fatto che Letta abbia annunciato di voler affrontare il tema “lobby e conflitto di interessi“.

“Non sappiamo a chi abbia voluto riferirsi – aggiunge Asati – ma non abbiamo potuto fare a meno di ricordare quando il 30 ottobre scorso, Lei, da Presidente del Consiglio di questo Paese, ha incontrato il signor Cesar Alierta che benché Presidente Esecutivo di Telefonica e quindi di una società estera, non è mai stato palese in che veste sia stato ricevuto né quali siano i temi trattati.  Se come Lei stesso ha più volte affermato non intende intervenire nella questione Telecom Italia – Telefonica perché trattasi di una questione tra aziende private, allora a che titolo ha ricevuto Alierta? Cosa vi siete detti? Perché ha tenuto il massimo riserbo sui contenuti dell’incontro?”

Asati rincara la dose, sottolineando:  “Cosa è stato quell’incontro se non un esempio di attività di lobby a cui Lei non solo non si è sottratto, ma ha potenzialmente aderito, dato il continuo e perdurante riserbo sull’incontro. C’entra qualcosa la sua propensione con gli affari esteri che la stessa giornalista ha salutato come una sorta di auspicio? Noi le auguriamo incarichi sempre più prestigiosi, anche in Europa, ma ora Lei è il Presidente del Consiglio Italiano e di certo in quell’incontro non ha voluto rappresentare i 500.000 risparmiatori italiani, che la nostra Costituzione le obbliga a tutelare, né tanto meno i 100.000 lavoratori dell’azienda e dell’indotto i cui posti di lavoro dovrebbe tutelare e che invece con il suo incomprensibile riserbo e con il perdurare del non voler dare ottemperanza alla mozione Mucchetti lei continua avallare un conflitto di interessi che sta potenzialmente depauperando la più grande azienda di telecomunicazioni italiana, Telecom Italia, e mettendo a rischio migliaia di posti di lavoro”.

“Altro che ridurre la disoccupazione. Altro che attuare l’agenda digitale”, chiosa ancora il presidente Lombardi per conto dei 3500 piccoli azionisti Telecom che detengono circa 65 milioni di azioni, rappresentando lo 0,5% del capitale sociale.

“Prima di lanciare accuse di lobby e di affrontare il tema del conflitto di interessi (come mai è diventato urgente così all’improvviso?) sterilizzi Lei qualsiasi dubbio – conclude Asati – rispondendo subito alle nostre sollecitazioni. Presidente sia leale con gli italiani: chiarisca i contenuti di quell’incontro e inizi a fare cose concrete partendo dal rispettare gli obblighi a cui la mozione Mucchetti votata dalla stragrande maggioranza del Senato la impegnano”.

Articolo Precedente

Capitali all’estero: l’autodenuncia e il condono

next
Articolo Successivo

Un capitalismo da buttare

next