Tasse locali in decollo e stipendi, pensioni e Pil in picchiata. Secondo un’analisi della Cgia di Mestre, negli ultimi 5 anni le pensioni e le buste paga degli italiani sono diventate più leggere a causa dell’aumento delle addizionali comunali e regionali Irpef. E tra il 2010 e quest’anno, rileva l’associazione degli artigiani, queste addizionali hanno subito una vera e propria impennata con un aumento medio di oltre il 30 per cento. Tra i più colpiti ci sono i pensionati (+34%) e gli operai (+36%).

Al tempo stesso, un rapporto stilato dal Centro Studi di Confindustria calcola che il Pil della Penisola è crollato del 9,1% rispetto al picco pre-crisi toccato nel 2007 e metà di questa riduzione non verrà recuperata prima del 2019, mentre per l’altra metà la perdita sarà ancora più persistente. L’associazione degli industriali sottolinea inoltre che “sono stati bruciati oltre 200 miliardi di euro di reddito a prezzi 2013, quasi 3.500 euro per abitante”.

Sul fronte fiscale, afferma il segretario della Cgia, Giuseppe Bortolussi, “le addizionali comunali e regionali Irpef hanno avuto dei ritocchi all’insù significativi, sia per compensare i tagli dei trasferimenti statali, sia per fronteggiare gli effetti della crisi che hanno messo a dura prova i bilanci delle Regioni e degli Enti locali. Così gli italiani si sono ritrovati con i portafogli più leggeri”. Lo studio della Cgia calcola che un pensionato con un assegno di 1.000 euro al mese, tra il 2010 e il 2014 ha subito un aggravio medio di 85 euro (+34%). A livello territoriale l’aumento massimo si è registrato a Catanzaro: +149 euro (variazione del +49%). Un operaio con uno stipendio mensile netto di a poco più di 1.280 euro, ha visto aumentare in questi ultimi 5 anni il carico fiscale di 121 euro (+36%). A Venezia l’incremento è stato di +237 euro (+126%). Un impiegato con uno stipendio di quasi 2.000 euro al mese, ha versato 189 euro in più (aumento del 30%). Napoli e Catanzaro hanno avuto gli incrementi più significativi: +335 euro (+49%). Un quadro con uno stipendio mensile di 3.000 euro al mese, ha subito, invece, un aggravio di 324 euro (+31%).

Per quanto riguarda la flessione del Pil, Confindustria spiega che è per circa metà strutturale, cioè dovuta a perdita di capacità produttiva e sottolinea che “solo con incisive riforme strutturali si può recuperare il terreno perduto”. Se portate a termine, “le riforme effettuate tra il 2011 e il 2012 sarebbero in grado di generare guadagni considerevoli e avrebbero la capacità di incrementare il Pil potenziale dell’Italia di circa il 5,5% dopo cinque anni e di oltre il 10% dopo 10 anni”, afferma l’associazione degli industriali, citando uno studio del Fondo Monetario Internazionale.

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