Il 264° giorno di doppio incarico di Vincenzo De Luca si apre con l’ennesimo colpo di fioretto giudiziario. Secondo il Tribunale civile di Salerno, che ha accolto un ricorso dei parlamentari salernitani M5S Andrea Cioffi, Silvia Giordano e Girolamo Pisano, il vice ministro Pd alle Infrastrutture e ai Trasporti senza deleghe e senza poteri non può continuare a fare il sindaco di Salerno. E’ incompatibile alla carica di primo cittadino. E’ scritto nero su bianco nel primo punto del dispositivo di sentenza, che dice testualmente: “Dichiara sussistente la causa di incompatibilità in capo al dott. Vincenzo De luca, eletto sindaco del Comune di Salerno nel maggio 2011 e nominato Sottosegretario di Stato al ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti in data 3 maggio 2013. E conseguentemente, dichiara la decadenza dello stesso (…), dalla carica di Sindaco del Comune di Salerno”.

Ma cambia qualcosa? Parrebbe di no, alla reazione di De Luca che si è affrettato a dichiarare di voler impugnare la sentenza e quindi a mantenere entrambe le poltrone. Sentenza che peraltro non è immediatamente esecutiva. “E’ previsto il ricorso sia in Appello che alla Corte di Cassazione – ricorda l’avvocato Eliberto Ricciardi, che segue il sindaco-viceministro – è il primo caso in giurisprudenza su questo argomento, non conosciamo ancora il dispositivo e le motivazioni”.

Dall’ufficio stampa del Comune è partita una nota per comunicare che “il Sindaco di Salerno Vincenzo De Luca appella all’ordinanza emessa in data odierna dal Tribunale Civile di Salerno. L’ordinanza resta pertanto sospesa”. E chi lo schioda, De Luca? Si è già mostrato indifferente alla censura dell’Autorithy garante della concorrenza e del mercato, che il 30 novembre scorso ha trasmesso il decreto di incompatibilità tra le due cariche al presidente della Camera, al presidente del Senato e al presidente del consiglio comunale di Salerno. Già, quel consiglio comunale di Salerno che cinque volte ha discusso la decadenza di De Luca, trovando sempre un modo per tergiversare sul punto, tra controdeduzioni e rinvii in commissione Statuto. Decidendo di non decidere. Di prendere tempo. Di aspettare i voleri del capo, impegnato in un lungo e complicato tira e molla col premier Enrico Letta dai toni surreali (“non mi dimetto da sindaco se prima non mi dai le deleghe”, “non ti do le deleghe se prima non lasci la carica di primo cittadino). L’ultima volta che l’assemblea cittadina ha affrontato la questione, l’ha relegata all’ultimo punto dell’ordine del giorno e guarda caso è mancato il numero legale. Era il 30 dicembre. Tutti in fuga verso il panettone. E pochi spettatori inviperiti per la manfrina, come testimonia un video messo in rete sulla pagina facebook dei Figli delle Chiancarelle. Ora, la sentenza del Tribunale Civile. “Triste epilogo di una vicenda kafkiana” commentano Cioffi e Giordano. Ma forse l’epilogo è ancora lontano.

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