Un “referendum consultivo” interno al Partito Democratico per invitare gli iscritti ad esprimere la propria opinione sul patto di governo tra il presidente del Consiglio Enrico Letta e gli altri partiti di maggioranza, il cosiddetto Impegno 2014. E’ l’iniziativa che l’ex segretario bolognese Alessandro Gabriele che ha proposto alla direzione democratica cittadina “per ricompattare la base associativa del partito”, frammentata dopo i sussulti provocati dall’istituzione del governo delle larghe intese e dall’elezione del segretario Matteo Renzi. “L’idea viene dall’Spd tedesca che a dicembre ha consultato i propri iscritti sull’accordo di governo con i cristiano democratici di Angela Merkel – spiega Gabriele – Il referendum interno in Germania è andato bene, non solo la partecipazione è arrivata al 78%, 370mila votanti in tutto, ma il partito ne è uscito rafforzato e il risultato ha fornito al governo un importante strumento negoziale. Quindi ho pensato che potesse essere un’ottima pratica da adottare anche in Italia”. Insomma, che sia un patto alla tedesca, ma pienamente alla tedesca. 

L’idea, proposta via ordine del giorno alla direzione del Pd di Bologna, è già stata accolta da 10 circoli cittadini, che il 28 gennaio prossimo si incontreranno a Borgo Panigale con le altre realtà che aderiranno per fissare una data unica per le consultazioni. “Al referendum parteciperanno tutti i circoli che sottoscriveranno l’ordine del giorno che abbiamo inviato, dopo di che tutti gli iscritti che fanno parte dei circoli che hanno scelto di indire la consultazione interna potranno esprimersi a favore o contro l’Impegno 2014 – continua Gabriele – a votazione conclusa, infine, comunicheremo al Presidente del Consiglio Enrico Letta e alla direzione del Pd l’esito del referendum”.

Il punto, secondo Gabriele, ideatore dell’iniziativa insieme a Massimiliano Vignoli, segretario del Pd di Sala Bolognese, è che “in queste settimane, a livello nazionale, si è parlato poco di contenuti mentre le scelte del partito hanno molto peso sugli iscritti: ecco, io ritengo che il rapporto tra il Pd ed il governo si debba basare su un accordo condiviso ed approvato dalla base”. “In un certo senso – sottolinea l’ex segretario democratico di Bologna – chiedere gli iscritti di votare è uno stimolo per il governo a lavorare bene, un po’ come succede tra un sindacato e i lavoratori. Noi iscritti al Partito Democratico valuteremo il suo impegno, e credo che se il patto con i partiti di maggioranza sarà fatto in maniera ragionevole e con obiettivi chiari, fissati assieme alle forze politiche, gli iscritti al Pd si esprimeranno con molto buon senso”.

Il modello, precisa l’ex segretario dei democratici bolognesi, “non ha nulla a che vedere però con la struttura partecipativa ideata e promossa dal Movimento 5 Stelle: nel nostro caso a votare verranno iscritti in carne ed ossa che prima di decidere si consulteranno incontrandosi di persona. Niente di paragonabile, insomma, al sistema dei grillini, dove si discute in una piazza virtuale e non è chiaro chi siano le persone da votare, o quali siano i temi sui quali ci si deve esprimere”.

La proposta, che altri circoli di Bologna stanno valutando se sottoscrivere, racconta Gabriele, è piaciuta anche all’attuale numero uno di via Rivani, Raffaele Donini. “Del resto – spiega il democratico bolognese – la consultazione diretta su alcuni temi precisi fa parte del suo impegno elettorale, è iscritta nel programma. Certo, questa è una questione nazionale e il contesto è un po’ diverso, ma si tratterà di una sperimentazione e speriamo venga valutata positivamente dal Pd di Bologna. Auspico, quindi, che come previsto dal nostro statuto, in futuro lo strumento del referendum interno tra gli iscritti venga adottato su tutte le scelte importanti”.

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