Pensavate che fosse finita? Macché. Nonostante sia stata annunciata la consegna del centesimo esemplare, nonostante da qualche settimana l’F-35 sia un po’ sparito dai radar dell’informazione, i problemi sembrano esserci ancora tutti. Anzi di più. Questa volta è il software di missione che non sarà pronto nella sua configurazione definitiva prima del luglio 2016, tredici mesi dopo la data inizialmente prevista.

Ce lo dice (è un’anticipazione dell’agenzia Reuters) non il solito pacifista catastrofista, magari animalista, buddista e probabilmente vegano, ma Michael Gilmore, un serissimo funzionario, la cui qualifica esatta è Director, Operational Test and Evaluation (Direttore delle prove e valutazioni operative) del Pentagono. Nientepopodimeno. Gilmore, che è probabilmente l’uomo più odiato dai capi della Lockheed, non è nuovo a stroncature del programma F-35. Un anno fa nel suo rapporto annuale al Congresso statunitense aveva spiegato che il “caccia delle meraviglie”, l’invisibile costruttore di pace (mia libera variazione su un copyright Mario Mauro, “per amare la pace bisogna armare la pace”) era anni indietro rispetto a un uso operativo perché il software era ancora nelle fasi iniziali di sviluppo. Il software block 2B avrebbe dovuto essere completato nel 2012 ma all’inizio del 2013 appena il 10 per cento del codice era stato consegnato per l’integrazione nel velivolo. E adesso scopriamo che il ritardo sarà ancora maggiore, probabilmente almeno cinque anni sulla tabella di marcia.

Ed è ancora questa release, la block 2B, che fa parlare di sé nel rapporto 2014, almeno secondo le conclusioni svelate dalla Reuters: il software che doveva essere finito nel 2012 non sarà pronto prima della metà del 2016. Quattro anni dopo. Il fatto è che senza software di missione l’F-35 assomiglia a qualcosa che gli americani chiamano a sitting duck, un’anatra seduta. Praticamente inutile. L’F-35 non è un Cessna qualsiasi: questo se la cloche funziona e l’elica gira più o meno riesce a volare. Per quello, è tutta un’altra storia.

Gilmore parla di software dalle prestazioni “inaccettabili”, con deficienze che riguardano “la fusione (cioè la capacità di integrare i dati provenienti da fonti diverse, indispensabile per questo aereo cosiddetto netcentrico, n.d.r.), il radar, la guerra elettronica, la navigazione, il sistema di puntamento elettro-ottico, il sistema di apertura distribuito, il sistema di visualizzazione montato sul casco (senza il quale l’F-35 non può volare, n.d.r.) e il sistema di trasmissione dei dati”. ‘ Quisquilie, bazzecole, pinzillacchere, sciocchezzuole!’ direbbe Antonio Griffo Focas Flavio Angelo Ducas Comneno Porfirogenito Gagliardi De Curtis di Bisanzio (vedi nota 1).

Più o meno lo stesso commento del tenente generale Chris Bogdan che di mestiere fa l’avvocato d’ufficio dell’F-35, che piova o tiri vento. D’altronde Bogdan è il capo dell’Ufficio di programma del caccia al Pentagono e se fosse incolpato per falsa testimonianza verrebbe assolto perché nessuno può essere costretto a testimoniare contro se stesso. Bene, Bogdan interpellato da Reuters sull’ultima bordata di Gilmore, ha detto che, sì, i fatti del rapporto sono corretti ma non tengono conto degli sforzi in corso per affrontare questi problemi. Più o meno equivalente a un laureando in ingegneria che dica “Scusi professore, ho copiato l’esame di calcolo strutturale ma merito lo stesso un 28 perché mi impegno a non farlo più. Se poi il palazzo crolla, non può dire che è colpa mia. È il destino cinico e baro come si deve”.

Il punto è che il block 2B del software è quello che dovrebbe permettere agli F-35B (gli stessi che l’Italia vorrebbe, 15 per la Marina, altrettanti per l’Aeronautica) dei Marines di volare in una configurazione cosiddetta IOC (Initial Operational Capability, capacità operativa iniziale. Secondo un rapporto al Congresso del giugno 2013 questa IOC avrebbe dovuto essere raggiunta nel luglio 2015. Adesso siamo già a metà 2017. Mancano ancora tre anni e mezzo, può ancora succedere di tutto.

Aspetta, mica è finito. L’anticipazione della Reuters (il rapporto completo dovrebbe essere pubblicato tra qualche giorno) dice anche che per Gilmore l’aereo si sta dimostrando meno affidabile e più complesso da gestire di quanto non ci si aspettasse (mavvaiii, chi l’avrebbe detto!) e che anche ALIS, il sistema di gestione della logistica, senza il quale l’F-35 non vola, presenta deficienza molto serie e che è in ritardo rispetto ai tempi di consegna. (Ma daiii, non è vero!)

Chissà se al ministero della Difesa italiano ricevono la Reuters? Si direbbe di no, a giudicare da come i nostri supremi responsabili veleggino in un mare di granitiche certezze e di beati sogni. Il che ci potrebbe anche essere indifferente se non volessero far pagare a noi. Tutto. Anche la pace di Mauro.

Nota 1. Totò

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