“La strada giusta”. E’ lo slogan che Sel ha scelto per il suo congresso. Ed è anche la scelta obbligata alla quale è chiamato il partito di Nichi Vendola, messo alle strette da una riforma di legge elettorale che, se approvata, gli renderà la vita difficile. L’unica certezza è che, quale che sia “la strada” che Sinistra Ecologia e Libertà prenderà, essa non porterà ad una fusione con il Pd di Matteo Renzi. Vendola lo urla dal palco del PalaCongressi di Riccione: “Non ho alcuna voglia di iscrivermi a nessuna delle sue correnti interne perché il Partito democratico non è il mio né il nostro destino“. I novecento delegati presenti, fino a quel momento composti e votati al silenzio, rispondono con un applauso quasi unanime. Ma è una chiusura prudente quella del leader di Sel: le critiche nei confronti del partito di maggioranza nel campo della sinistra italiana non sono mai mancate. Non a caso, in Parlamento siedono uno di fronte all’altro: uno nei banchi del governo, l’altro all’opposizione. In ogni caso, il sindaco di Firenze è atteso a Riccione per parlare alla platea.

Video di David Marceddu

Vendola spiega in un lungo discorso (quasi due ore) i motivi che hanno portato al cambiamento dei rapporti con il Pd, con il quale si è presentato coalizzato alle ultime elezioni. Parte da molto lontano, “da quell’ottobre del 2010” dal quale “è passata un’era geologica della politica”. Accusa il Pd si essere sceso a patti con Silvio Berlusconi. “Le larghe intese – rimarca alzando il tono della voce – sono state una deriva, un compromesso al ribasso con chi ha fatto dell’assalto alla Costituzione il cuore della propria proposta”. Ricorre a tutta la sua arte oratoria per porre l’accento sulla “diversità ontologica” di Sel con l’avversario storico. Per Vendola, “il veleno del berlusconismo è entrato anche in casa nostra, nel campo della sinistra”.

Non cita Matteo Renzi ma tutti intuiscono che è al segretario del Pd che intende rivolgersi. Lo rende esplicito quando mette in guardia il “caro Matteo“: “L’abbraccio con il Caimano è una maledizione per la sinistra moderata che ne esce sempre smontata“. Il sindaco toscano, invitato a prendere parola al congresso ed atteso per domani, non dà conferma della sua presenza fino all’ultimo. Forse, proprio questo irrita il leader di Sel che scioglie gli indugi ed attacca a testa bassa. “Non ci si chieda di dimenticare la girandola di mafiosi, faccendieri, ruffiani e escort che ha riempito la scena politica degli ultimi 20 anni”, affonda. Però vuole chiarire che la rottura non è una ripicca per la legge elettorale di Renzi: “Non ci lamentiamo della sua proposta per ragioni soggettive di sopravvivenza – spiega – Non ho apprezzato che alla base ci fosse l’intesa preventiva con Berlusconi. Quell’intesa è segnata da un elemento grave di opacità: non si può ignorare l’ineleggibilità“.

Una sponda arriva dall’ospite più atteso della giornata: Susanna Camusso, protagonista anche di uno scontro a distanza con il segretario della Fiom Maurizio Landini. Il segretario della Cgil critica la riforma Renzi-Cav: “L’incrocio tra soglie e premio di maggioranza – afferma – non appare lo strumento adatto ad aumentare la partecipazione”. Solo in serata è lo stesso Vendola a tirare un pò il freno: “Invito Renzi a venire qui a spiegare il suo atteggiamento sulla legge elettorale – dice ai cronisti – Non avevo capito che dopo che ci siamo visti non ci sarebbero stati più incontri”. Ci saranno fischi per il “caro Matteo”‘? “Non ne ha motivo”.

Video di David Marceddu

Il dilemma di Sel in ambito nazionale si rinnova in ambito europeo. A maggio per le elezioni continentali, dove vige lo sbarramento del 4%, il partito del governatore pugliese (che toglierà il suo nome dal simbolo) deve decidere le alleanze. “Piuttosto che contorcerci – dice Vendola ai delegati – vi propongo di continuare nel dialogo con tutti. Ma non dobbiamo neanche avere paura di andare con il nostro simbolo alle Europee”.

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