Nel giorno in cui cadde il governo Prodi bis nell’aula di Palazzo Madama il 24 gennaio 2008 si misero in particolare evidenza due senatori. Uno fu il mai ricordato abbastanza Nino Strano (An) che ingollò mortadella come fosse in una bettola e stappò una bottiglia di spumante lasciandolo cadere – con una certa soddisfazione – sui banchi della “Camera Alta”. L’altro fu Tommaso Barbato, mastelliano dell’Udeur che perse il controllo di sé e espresse il suo disappunto sputando in faccia al collega di partito Nuccio Cusumano che – in disaccordo con il gruppo (che da maggioranza diventava opposizione) – aveva appena annunciato il suo voto favorevole al governo che peraltro non bastò. Cusumano – preso anche a insulti da metà Aula – fu colto da malore e dovette uscire dall’Aula.

Ebbene Barbato ora riesce a tornare sui giornali e questa volta perché è indagato per voto di scambio nell’ambito di un’inchiesta per voto di scambio a Napoli. Insieme a lui l’ex deputato del Psi Geppino Demitry, un passato da sottosegretario e da indagato (con ordine di cattura) all’inizio degli anni Novanta. Secondo la Procura Demitry, in cambio di appoggio elettorale al figlio Antonio, candidato alle politiche del 2013 per “3L – Lista Lavoro e Libertà” (quella di Giulio Tremonti), promise un posto di lavoro al figlio di Barbato, Francesco. I carabinieri del Noe hanno eseguito 6 decreti di perquisizione emessi dai pm Celeste Carrano, Giuseppina Loreto e Henry John Woodcock. Ad assumere Francesco Barbato,secondo quanto emerso dalle indagini, doveva essere Giuseppe Incarnato, manager della Crif, società attiva nel settore dei servizi e nella gestione delle banche dati. A Demitry, Incarnato e altre due persone i pm contestano anche il reato di ricettazione per aver ricevuto “un’ingente somma delle vecchie lire e titoli per un valore pari ad oltre due miliardi delle vecchie lire” provenienti da un reato in corso di accertamento. Al solo ex deputato, infine, è contestata l’associazione per delinquere con persone da identificare, finalizzata “alla corruzione e alla turbata libertà degli incanti” con riferimento “ad appalti e affidamenti di lavori inerenti al settore degli idrocarburi e più in generale dell’energia anche alternativa”.

“Io chiamo i miei referenti sopra ai Comuni e ti devono far uscire i voti sopra tutti i Comuni“: così il 24 gennaio 2013, esattamente un anno fa, Barbato diceva a Demitry. L’intercettazione ambientale è contenuta nel decreto di perquisizione che i carabinieri del Noe hanno notificato nei giorni scorsi agli indagati. Nel corso dell’intercettazione, Barbato, secondo l’accusa, sollecita l’assunzione: “Prima fa il colloquio meglio è, così lui si rende conto che deve fare, dove va, hai capito o no?”. Demitry lo rassicura: “Tuo figlio se ci manda il curriculum, perché quello (Incarnato, ndr) è intenzionato, eh, lo fa, mi ha detto”. E in un’altra occasione, parlando al telefono: “Non ti preoccupare, uè Tommà, lo fa, eh, lo fa. Poi ha detto (Incarnato, ndr) lo manda in Inghilterra o Londra o in America forse, lo stage a loro spese di tre mesi per la lingua”. La strategia però non andò benissimo: Francesco Barbato non fu assunto e Antonio Demitry non fu eletto.

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