Il fuoco di sbarramento contrario ad ogni ipotesi di legalizzazione, di consumo minimo depenalizzato della cannabis è partito con tutto il suo vociare e il fragore delle grancasse quando non sono sincroniche tra loro. Perché, è un dato di fatto, che non reggendo più la balla che dalla cannabis si passa a droghe ben più pericolose ci si trincera nella ridotta dei danni psichici permanenti negli adolescenti.

Posto che gli adolescenti, ancor più che gli adulti, oggi fumano e bevono allegramente, vorrei rassicurare tutti i pedagoghi, gli psicoterapeuti, gli esperti di diverse latitudini, che nessuna proposta di legge prevede sacche di impunità verso chi cede cannabis agli under 18. Forse si potrà fare di più: aggravare le pene nel caso un maggiorenne ceda sostanze a un minore ma il tema della cannabis fumata da 77 milioni di individui nella sola Europa, pone un problema di come governarla senza acuire in termini di carcerazione e pene pecuniarie e sanzioni amministrative chi, per puro diletto e senza mettere a repentaglio la vita altrui, intende rallegrare la propria esistenza.

Non si utilizzi il minore, in più grave pericolo per l’alcol, per negare una libertà che non ledendo quella di altri è stupido negare. Non si amplifichino, a dismisura, i risultati (parziali) che la ricerca scientifica ha raggiunto in merito al rischio di danni neurologici e psichici su giovani cervelli in formazione nel momento in cui la stessa ricerca non indaga sulle quantità consumate, sulle strutture di personalità dei soggetti coinvolti e, non ultimo, sulle modalità di uso. La cautela si impone alla pari della tutela nei confronti di soggetti il cui cervello è in formazione, ma tali forme di prudenza non possono diventare ossessioni che coinvolgono fette consistenti di popolazione.

La dura realtà è che il piacere non riesce a diventare dimensione normale della vita di molti. Lo stesso Saviano nel momento in cui declina la necessità di legalizzare una droga solo ed esclusivamente per sottrarre denaro alle mafie (intendiamoci cosa reale e importante che irrobustisce la politica di legalizzazione) in realtà sminuisce la sfera della libertà dei singoli di potere disporre, senza offendere e recare danno a terzi, della propria vita a piacimento.

La libertà, parola magica di cui nelle democrazie occidentali si sta smarrendo l’etimologia, deve di nuovo fare capolino nelle riflessioni politiche. Non tutto si può ridurre a convenienze economiche. Il rischio, altrimenti, è che in un prossimo futuro tutti i nostri comportamenti saranno valutati e ammessi solo ed esclusivamente se non comportano esborsi o impegni di spesa. Una passeggiata sotto la pioggia vietata, perché passibile di produrre polmonite e quindi spesa sanitaria.

Si abbia coraggio. La politica abbia quel coraggio che spesso le è mancata nel riconoscere che la sfera intima dell’individuo, le scelte e le decisioni, appartengono a lui. Non sono ancora state appaltate allo Stato.

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