“Ho tirato io le uova contro l’auto di Berlusconi, non me pento, anzi ne avevo altre due in tasca da tirare in faccia a Renzi”. A parlare è Giuseppe Salomè, detto Pino, 85 anni, che così scagiona Gianfranco Mascia e il suo Popolo Viola. Era in piazza, a via del Nazareno, per protestare contro l’incontro tra il leader di Forza Italia e il segretario dei Democratici Matteo Renzi. “Un pregiudicato, un delinquente nella sede del partito che fu di Enrico Berliguer, di Aldo Moro – afferma con le lacrime agli occhi Pino – dovevo fare qualcosa e ho scritto al direttore Antonio Padellaro perché voglio prendermi la responsabilità del mio gesto” (leggi la lettera inviata al Fatto Quotidiano). Pino le ha vissute tutte le scissioni all’interno della sinistra italiana, dalla scontro tra Sandro Pertini e Bettino Craxi alla defenestrazione di Alessandro Natta dalla segreteria comunista, fino ai litigi tra Oliviero Diliberto e Nichi Vendola. Sfoglia le sue numerose tessere. L’ultima è quella di Rifondazione comunista. Non si è mai riconosciuto nel Pd: “Un intruglio strano tra democristiani e comunisti, le cui tracce di quest’ultimi piano piano sono sparite negli anni”. “La sinistra è morta con Berliguer – è l’amara costatazione di Giuseppe – colpa di quegli arrivisti, presuntuosi e cialtroni di D’Alema, Occhetto, e Veltroni” di Irene Buscemi
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