In questi giorni il movimento Tea Party è molto presente sulle pagine dei giornali e nelle trasmissioni televisive, soprattutto per l’iniziativa promossa dagli attivisti del Veneto (e ripresa nelle ultime ore anche da gruppi locali della Lombardia) di promuovere una dilazione di pagamento delle imposte facendo ricorso al ravvedimento operoso (ulteriori dettagli qui, qui e qui sull’iniziativa…le cui ragioni ho provato a spiegare più esaurientemente in questo post).

Se nelle zone del nord-est produttivo e tartassato (dove il rapporto con gli esattori è oramai totalmente esacerbato e dove la rapina fiscale non è più un problema meramente politico, ma una vera e propria battaglia per la sopravvivenza) la battaglia contro le tasse sta prendendo la forma plateale di una vera e propria disobbedienza civile organizzata (per quanto pacifica e del tutto legale), anche in altri contesti il movimento sta facendo parlare di se, ma nel solco del dibattito politico più “tradizionale”. Dalla città di Prato è partita infatti una campagna a favore delle elezioni primarie, che si sta propagando in tutti quei comuni dove si svolgeranno le elezioni amministrative in primavera. 

Ma cosa c’entrano, vi chiederete, regole e i tecnicismi elettorali con un movimento anti-tasse che fa del “single-issue” la propria bussola e stella polare? La risposta viene da lontano, da quegli Stati Uniti d’America che hanno da sempre ispirato la nostra battaglia. Oltreoceano le primarie sono prassi per tutti i partiti e a tutti i livelli, ed è stato proprio grazie a questo strumento che i candidati favoriti dal Tea Party Movement (altrimenti invisi agli establishment dei vari partiti) hanno potuto far sentire la propria voce, spesso sconfiggendo i ben più quotati (e meglio finanziati) avversari “di apparato”. In Italia la strada per un movimento di questo tipo è molto più difficile, tra gli altri motivi, anche proprio per il fatto che la politica nostrana è totalmente impermeabile alle istanze della società: autoreferenziale, ingessata, chiusa, non contendibile.

Se questo quadro non è certamente ingeneroso anche nel caso del “centro-sinistra” italiano, che pure con le primarie sta familiarizzando da qualche anno e che sembra aver trovato in Renzi una discontinuità (per lo meno apparente), a maggior ragione calza perfettamente nel caso del cosiddetto “centro-destra”. Non a caso il quotidiano “L’Intraprendente” ha ribattezzato questa campagna “primarie o morte”, sottintendendo che la morte, in caso di mancato rinnovamento e di mancata apertura alle istanze della società, sarebbe proprio quella del suddetto “centro-destra”, che negli ultimi decenni ha cavalcato strumentalmente il malcontento contro l’eccessivo peso dello stato nell’economia italiana, salvo poi disattendere e tradire sistematicamente ogni promessa in tal senso. Il comune da cui nasce l’iniziativa, Prato, è decisamente simbolico in questo senso: si tratta del comune più popoloso (incredibile ma vero) governato dal Centrodestra, ed il sindaco in carica Roberto Cenni sta subendo una vera emorragia di consenso (è 94° su 101 sindaci di capoluoghi italiani, secondo la recente classifica stilata dal “Sole 24 Ore”, complici anche le vicende giudiziarie che lo vedono indagato per bancarotta fraudolenta). Dopo Prato, la proposta del Tea Party si è spostata in Trentino, dove già alcune liste hanno raccolto l’appello, e a Padova, dove sta letteralmente sparigliando lo schieramento.

Insomma, tanto fuori quanto dentro la politica politicante, tanto in Italia quanto negli Stati Uniti, il movimento Tea Party non si ferma, e percorre ogni strada possibile per far risuonare forte e chiaro l’allarme: stiamo morendo di tasse!!! Il fisco sta uccidendo l’economia, le imprese, le famiglie e il nostro futuro. Non possiamo fare altro che batterci per fermarlo, su ogni terreno possibile. 

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