Ci sono spermatozoi, repliche di quadri famosi e faccine sorridenti sui sushi di Takyo Kiyota. Ormai un fenomeno su internet, l’artista di Tokyo soprannominata Tama-chan, chiama le sue creazioni d’arte commestibile Nikkori-zushi, o “smile sushi”, e pubblica le foto dei suoi migliori lavori sul suo blog. Il procedimento è lo stesso che il washoku, la cucina tradizionale giapponese (patrimonio dell’umanità dell’UNESCO da dicembre 2013), prevede per la preparazione dei makizushi, i “rolled sushi” avvolti con l’aiuto del tappeto di bambù detto makisu.

Il sushi sembra insignificante all’esterno, ma una volta affettato svela opere d’arte incredibilmente dettagliate, realizzate con chicchi di riso colorati. «Non so mai come sarà l’interno: fino all’ultimo non sono mai sicura se verrà fuori quello che ho immaginato. E non posso apportare modifiche una volta fatto» scrive Takayo sul suo blog. «È sempre un momento speciale quando faccio la prima incisione per rivelare l’immagine». Dal taglio può uscire “L’urlo” di Munch o “La ragazza con l’orecchino di perla” di Vermeer. Ma anche una cover dell’iPhone o un pollice alzato a mo’ di “like”, e ancora embrioni, spermatozoi e pure falli: a quanto pare non c’è niente che Takayo non possa e non voglia replicare nei suoi rotoli.

Un bel colpo per i colleghi maschi: alle donne, infatti, non sarebbe permesso diventare chef di sushi. In Giappone, la posizione è di dominio esclusivo maschile (si riteneva che le mani delle donne fossero troppo calde e che potessero rovinare il pesce durante la manipolazione). Invece oggi Tama-chan non è solo una star del web ma organizza lezioni a Tokyo per insegnare l’arte del Nikkori-zushi.

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