Dopo aver presentato una proposta di legge sul whistleblowing, a prima firma della deputata Francesca Businarolo, il M5S continua la sua battaglia per tutelare coloro che segnalano illeciti – e quindi rischiano la propria carriera – nell’interesse pubblico.

In data 16 gennaio 2014 il M5S ha infatti presentato una interrogazione parlamentare urgente a risposta orale – di cui la prima firmataria è la senatrice Maria Mussini – a difesa di Enrico Ceci, un bancario che lavorava alla filiale di Parma della Cassa di Risparmio di Cesena e che ha denunciato la banca per gravi illeciti (fra cui riciclaggio e usura).

Dall’interrogazione si comprende che Ceci ha subito due licenziamenti da parte di Cassa di Risparmio di Cesena. Il primo licenziamento è stato giudicato illegittimo, in data 1° marzo 2012, dal Tribunale di Parma competente territorialmente. Tuttavia, in data 3 aprile 2012, a distanza di pochi giorni dal suo ritorno in filiale, Ceci riceve una raccomandata contenente il secondo licenziamento da parte della banca.

Ma non è finita qui: Ceci scopre infatti che il giorno prima, in data 2 aprile 2012, Cassa di Risparmio di Cesena aveva già “depositato indebitamente al Tribunale di Forlì un accertamento di legittimità del secondo licenziamento”. La banca, utilizzando questo escamotage e rivolgendosi al Tribunale di Forlì, ha impedito di fatto al giovane lavoratore di potersi nuovamente indirizzare al Tribunale di Parma.

Leggendo l’interrogazione, la banca, peraltro, avrebbe semmai dovuto rivolgersi al Tribunale di Parma: questo perché Parma è la sede della dipendenza aziendale (filiale) presso cui il dipendente – Enrico Ceci – ha svolto effettivamente la propria prestazione lavorativa e perché proprio al Tribunale di Parma si era già discusso del primo licenziamento. C’è da ricordare, infine, che il licenziamento è un atto recettizio: cioè produce i suoi effetti dal momento in cui esso viene formalmente ricevuto dal lavoratore. Quindi, a ben vedere, alla data del 2 aprile 2012 non esisteva alcun (secondo) licenziamento di cui chiedere l’accertamento di legittimità dinnanzi al Tribunale.

Il Movimento 5 Stelle, nel corso dell’interrogazione, evidenzia che: “tale condotta è palesemente lesiva di diritti costituzionalmente garantiti e la sua accettazione, a parere degli interroganti, creerebbe un precedente giurisprudenziale che consentirebbe a tutti i datori di lavoro di “scegliersi” il Tribunale che a loro aggrada maggiormente, magari anche in ragione degli orientamenti giurisprudenziali del Tribunale prescelto, utilizzando, come nel caso di specie, l’escamotage di radicare un giudizio di accertamento sulla legittimità del licenziamento prima ancora che il lavoratore sappia nulla in tal senso, costringendolo a difendersi magari in una sede disagevole e lontana […] grandi aziende come Fiat, Poste italiane e Ferrovie, nonché grandi istituti bancari, potrebbero sempre, a priori, radicare il procedimento nel Tribunale ove hanno la sede principale. Fiat ad esempio potrebbe costringere i lavoratori di Termini Imerese a percorrere 900 chilometri per recarsi al Tribunale di Torino”. 

Alla luce di tutto ciò, il M5S chiede al Ministro della Giustizia Cancellieri e al Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali Giovannini di sapere:

  • se intendano predisporre attività istruttoria, valutativa e propositiva, avviando un’ispezione mirata al Tribunale di Forlì che dovrebbe avere come oggetto anche la valutazione della imparzialità di giudizio del Tribunale stesso nei confronti di Enrico Ceci;
  • se intendano, nei limiti delle proprie attribuzioni, predisporre iniziative concrete affinché la posizione dei cosiddetti whistleblower venga finalmente tutelata nelle aziende, in ambito privato e pubblico, e nei tribunali italiani;
  • se e come intendano attivarsi al fine di evitare l’introduzione di un pericoloso principio giuridico palesemente contrario ai diritti e agli interessi dei lavoratori italiani, nonché in evidente contrasto con gli articoli 4 e 25 della Costituzione italiana.

A questo punto vediamo se anche gli altri partiti seguiranno il M5S facendo finalmente sentire ai cittadini che la loro opera è focalizzata anzitutto alla tutela degli italiani onesti che intendono preservare il bene della Comunità e che non hanno paura di subire inizialmente pesanti ritorsioni a livello personale ed economico.

Qual è il grave rischio di non avere un’adeguata disciplina sul whistleblowing? Semplice, difficilmente vedremo cambiare qualcosa. Parliamo tutti i giorni di riforma fiscale, del lavoro, della giustizia, ma non ci rendiamo conto che il problema della diffusa assenza di comportamenti etici è un vero e proprio cancro per il nostro Paese, alla base di tutta una serie di fenomeni, fra cui la corruzione e l’evasione fiscale. L’introduzione di una legge sul whistleblowing accompagnata da una massiccia sensibilizzazione sull’importanza dell’etica è molto più urgente di quello che pensiamo. Occorre una riforma che introduca l’insegnamento dell’etica dalle elementari fino all’università, con un livello di approfondimento e coinvolgimento crescente. A questo riguardo sono stati molto interessanti i commenti ad un mio precedente articolo sulla necessità di un tale corso universitario.

Non prendere in considerazione questi due aspetti porterà a far sì che le persone come Enrico Ceci siano sempre di meno e che, invece, aumentino le persone che, pur sapendo, non denunciano per paura di ritorsioni.

N.B. Il whistleblowing non è paragonabile alla delazione perchè il whistleblowing permette la tutela di interessi pubblici (non degli interessi di un’ideologia), l’identità di chi denuncia è tendenzialmente conosciuta e le denunce vengono verificate. Qui una breve sintesi dei punti chiave da tenere in considerazione per un dibattito serio sul whistleblowing.

Cambiare il nostro Paese non sarà facile, ma non dobbiamo mai smettere di pensare che non sia possibile. Altrimenti avremo sprecato il coraggio di persone oneste come Enrico Ceci, Simone Farina, Ciro Rinaldi, Enrico Muratore e Bernardo Gabriele. E non avremo più alibi.

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