Le austere strade di Edimburgo non sono mai state così vicine alle ramblas di Barcellona. Le unisce un comune crocevia politico: separarsi definitivamente dai rispettivi Stati centrali o continuare con una convivenza sofferta? A settembre gli scozzesi sono chiamati a pronunciarsi sull’indipendenza dal Regno Unito, due mesi più tardi i catalani potrebbero votare per la separazione da Madrid. Destini politici avvinti, con i risultati scozzesi che potrebbero fare da traino, o da freno, per il referendum catalano.

Londra e Madrid fanno leva sugli organismi internazionali per contenere gli impulsi nazionalisti. David Lidington, viceministro britannico, nei giorni scorsi ha lasciato intendere che una eventuale scelta indipendentista dello Scozia allontanerebbe l’antica Caledonia dal Commonwealth, dalla Nato e persino dall’Unione Europea. Paventando, velatamente, anche il possibile veto al reingresso nell’istituzione comunitaria opposto dalla stessa Spagna, impegnata sul fronte interno con le istanze nazionaliste di catalani e di baschi. Gli indipendentisti scozzesi, dal canto loro, sminuiscono previsioni tanto plumbee sostenendo che una vittoria referendaria a settembre porterebbe ad un rapido distacco dal Regno Unito, con possibilità di nuova adesione all’Unione europea nel giro di pochi mesi.

I Popolari del premier spagnolo Mariano Rajoy perseguono uguale strategia: una Catalogna indipendente – ripetono come un mantra – perderebbe automaticamente lo status di paese comunitario, colpo, questo, non facile da assorbire per una regione che ha costantemente guardato l’Europa come suo punto cardinale.

Ammonimenti politici inconcludenti: solo pochi giorni fa il Parlamento catalano ha vissuto un giorno “storico”, i due terzi dei deputati (87 voti su un totale di 135) si sono espressi a favore di una legge con la quale si chiede alla Camera nazionale la delega di competenza per indire il referendum sull’indipendenza.

È questa la via tracciata dall’articolo 150 della Costituzione, al di là delle forme legali gli analisti concordano sul fatto che la sostanza politica impone considerazioni diverse, è quantomeno inverosimile che il Congresso di Madrid, dominato da Popolari e Socialisti da sempre ostili a ipotesi di disgregazione territoriale, possa avallare la consultazione per l’autodeterminazione.        

A quel punto la storia si ripeterà, con i nazionalisti di Convergencia i Union e di Esquerra Republicana pronti a recitare il ruolo di vittime dell’altrui prepotenza politica lanciando nuove invettive contro il centralismo madrileno.    

Dal prossimo settembre le strade di Barcellona intersecheranno direttamente quelle di Edimburgo.

 

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